“Ali”

Poveri e Caritas

Oggi è la Giornata mondiale dei Poveri e la Giornata diocesana Caritas. Più o meno la stessa cosa?
Ebbene… no!
Ma i poveri non sono quelli che hanno bisogno di aiuto e la Caritas il nostro modo di aiutarli?
Ebbene… no!
“I poveri di ogni condizione e ogni latitudine ci evangelizzano, perché permettono di riscoprire in modo sempre nuovo i tratti più genuini del volto del Padre. […] Ci sono molte povertà dei “ricchi” che potrebbero essere curate dalla ricchezza dei “poveri”, se solo si incontrassero e conoscessero! […] Come sarebbe evangelico se potessimo dire con tutta verità: anche noi siamo poveri, perché solo così riusciremmo a riconoscerli realmente e farli diventare parte della nostra vita e strumento di salvezza.” (dal Messaggio del papa per la V Giornata dei Poveri istituita da lui al termine dell’Anno della Misericordia).
E la Caritas (istituita 50 anni fa da S. Paolo VI) cos’è? Potete leggere anche il foglio allegato, ma in sostanza è il modo concreto in cui una Comunità cerca di amare, perché… se non lo facesse disobbedirebbe al comando supremo di Gesù e finirebbe di essere cristiana.
Ma, appunto, Gesù ci ha detto di amarci “come lui” (e questo è sempre il faro da cui farci illuminare!) e di amarci “gli uni gli altri”; non che i “ricchi” devono amare i “poveri”, perché siamo semplicemente tutti fratelli.
La Caritas parrocchiale è solo un gruppetto che cerca di ricordare a tutta la Comunità che amare non è solo lodevole, ma essenziale!
dL

Verrò di nuovo

“Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me”. La promessa di Gesù non è parola trascurabile. Verrò di nuovo per portarvi dove sono io: quella casa che ha tante dimore.
L’avvento è il tempo che ci consegna la verità di questa promessa. Verrò di nuovo. Una cosa che colpisce è lo scopo della sua venuta: prenderci con sé per essere insieme nella casa dove ci sono tante dimore. Per noi è come un sogno. Come può essere una casa per tutti dove ciascuno ha una sua speciale dimora! L’immagine racconta quello stare insieme nello stesso posto, ma ciascuno dentro la sua peculiarità. Gesù viene di nuovo per offrirci l’esperienza di una vera unione in questa vita!
Se guardo dentro il mio cuore, mi accorgo che proprio questo è ciò che desidero, ciò che cerco nelle relazioni, ciò che mi muove nel fare il prete.  Come molti di voi sono rimasto sorpreso dal segreto che ha generato le imprese vincenti di molti sportivi in questi mesi: l’essere squadra. Unita.
Una comunità unita (ma lo si può dire di una famiglia, di un gruppo o anche di una nazione) ha una forza speciale: sprigiona un spirito attivo e attrattivo. Si parla di spirito di squadra infatti! Oh, è molto di più della somma o vicinanza delle singole persone (anche brave e competenti). Lo spirito di unità è qualcosa che fa bene ai singoli cuori perché sono rassicurati e incoraggiati. Lo spirito di unità regala legami invisibili così profondi che vincono incertezze e paure. Lo spirito di unità riesce come una melodia cantata in coro a trasmettere vitalità e appartenenza. Mi piace pensare che Gesù verrà di nuovo per farci respirare questo spirito di unità. Nell’Avvento che inizierà la prossima domenica aiutiamoci con la preghiera, con il canto, con l’ascolto, con l’affetto ad accogliere il dono di Gesù: una chiesa unita.
“Che siano una cosa sola perché il mondo creda, che siano un solo amore perché il mondo veda”
don Giuseppe

Avvento in coro

Parola in coro

La Parola di Dio che ascoltiamo la domenica a Messa è molto ricca: abbiamo spesso la sensazione di perderci troppo di tanta bellezza.
Abbiamo pensato allora di trovarci una volta alla settimana, per un breve incontro di 45 minuti, nel coro di Santa Maria Beltrade, a leggere insieme le letture della domenica successiva e di aiutarci l’un l’altro a pregarci un poco sopra.
Il titolo dell’incontro è proprio LA PAROLA IN CORO, perché è una lettura “corale”, in cui ognuno può essere profeta per l’altro. Non si tratta quindi di una lectio divina, di uno studio impegnativo, ma di far risuonare l’uno all’altro la Parola, così che la domenica a Messa l’ascolto si sia arricchito di tanti echi diversi.
Vi aspettiamo da mercoledì 10 novembre!
Alessandra Pietro e il Gruppo Famiglie

Uniti in coro

Sono tante le preghiere con le quali durante la Messa chiediamo il dono dell’unità, della pace, della comunione… Ce n’è una che normalmente viene pronunciata solo dal celebrante (ricordiamo sempre che lui la pronuncia, ma tutti pregano con lui!), che in questo avvento reciteremo tutti insieme: “Signore Gesù Cristo, che hai detto ai tuoi apostoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace», non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa e donale unità e pace secondo la tua volontà, tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.” Cantando tutti insieme con solennità l’Amen finale.
Unita Libera Lieta: sono gli aggettivi con i quali l’Arcivescovo ci invita a contemplare (e realizzare!) il nostro essere Chiesa. In questo Avvento iniziamo dal primo, consapevoli che la vera unità nasce dalla preghiera!

Benedetti in coro

Questo imprevisto e imprevedibile tempo di pandemia ha sconvolto tantissime nostre “certezze”! Una di queste era la benedizione delle case a Natale. Ci stavamo abituando alla benedizione portata dai laici… e improvvisamente la benedizione non si è più potuta fare! In realtà la fantasia ci ha suggerito modalità diverse, l’anno scorso abbiamo raggiunto le famiglie dei ragazzi del catechismo. Quest’anno vorremmo raggiungere soprattutto le persone anziane. Un po’ le conosciamo, ma… chissà quante altre desidererebbero avere questo dono e non lo sappiamo! Occorre far passare la voce perché chi lo desidera lo segnali telefonando alle segreterie parrocchiali al più presto.
Ma c’è di più: la benedizione è sempre e comunque per tutti! Se benediciamo solo alcuni… è un segno che può e deve essere significativo anche per gli altri.
Dovremmo riuscire (mezzi tecnici permettendo) a trasmettere in streaming tutti i giorni (da lunedì a venerdì) il momento di benedizione che può diventare preghiera per tutte le famiglie! Alle 20.30… tutti connessi sul nostro canale youtube.com/c/beltradegabriele
Cinque minuti per essere uniti nella preghiera: da non perdere!!!

Il coro di S. Maria Beltrade ci vedrà fisicamente riuniti per l’ascolto della Parola il mercoledì sera, ma diventa simbolo delle tante note che formano una musica, delle tante voci che si uniscono in preghiera… delle nostre vite che diventano una Comunità!

Ragazzi in coro

Far parte di un coro significa dar vita alla musica. Qualcosa che ci azzecca con le note! Oh, di note ce ne sono di tanti tipi! A scuola ci sono le note sul registro: ma è meglio non prenderle! A casa spesso la mamma o il papà tiene una nota spese per la settimana dove si registrano tutte le uscite finanziarie della famiglia. Ma anche gli studenti universitari le incontrano quando leggono i libri: sono note a margine. Poi nei discorsi dei politici o degli amministratori che devono riassumere le loro attività c’è quella parte di discorso un po’ negativa che introducono con le “dolenti note”. Quelle più belle sono le note di merito perché mettono in rilievo ciò che di buono c’è nel cuore. Allegria la fanno le note di colore sempre molto apprezzate quando si fanno viaggi e visite in luoghi nuovi.
Le note! Sono sette nella scala musicale. Come nascono? Sono vibrazioni che attraversano l’aria e producono un suono unico. Sono un dono invisibile, ma tanto prezioso per comunicare: ognuno ne fa una. Nel coro magicamente si uniscono in armonia ed è uno spettacolo di grande UNIONE DEI CUORI.

Tutti in coro

L’esperienza di unione più intensa la gustiamo cantando insieme. Nelle nostre assemblee liturgiche in questi lunghi mesi, complici le mascherine, abbiamo avvertito la mancanza della piena lode corale. In questo tempo di Avvento desideriamo ritrovare un pochino la bellezza del cantare insieme ad una sola voce. Come si fa, visto che le mascherine permangono e i libretti dei canti non si possono usare? Ecco la tecnologia e la fede: i canti verranno proiettati sullo schermo della televisione gigantesca posizionata a lato dell’altare di entrambe le nostre chiese. Così sarà possibile non solo seguire i canti, ma anche viverli conoscendo le parole. E speriamo di riascoltare le voci di tutti!
Ci sarà anche un’altra piccola sorpresa ad accoglierci nelle nostre chiese: prima della messa, ad introdurci nella celebrazione ci sarà una melodia che ci aiuterà a raccoglierci e a predisporre il cuore per l’incontro con COLUI che VIENE. Sarà un crescendo di strumenti per aiutarci a cogliere quanto la musica, come la comunità, se vissuta insieme con più strumenti diventa intensa e sorprendente.

Carita-tu carit-anch’io

Carita-idea

«Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 34b-35).
I modi per cercare di realizzare questo comando evidentemente sono senza limiti, ma è altrettanto vero che ogni tentativo concreto porta con sé un rischio di allontanamento dal desiderio di Gesù.
Cos’è la Caritas? Il modo in cui la Comunità cristiana continua ad inventare come amare ad imitazione di Gesù. Altrimenti nessuno potrebbe capire che siamo suoi discepoli!
«Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!» (At 3,6). Questo, di Pietro, potrebbe essere considerato il primo (forse il più grande!) gesto di Carità nella storia della Chiesa.
Certamente nessuno può dare ciò che non ha, ma cosa abbiamo e cosa diamo? E come diamo e perché? È giusto, per esempio, distribuire gli aiuti che, tramite il Banco Alimentare, arrivano dalla Comunità Europea? O dobbiamo distribuire solo ciò che raccogliamo tra noi? Ogni scelta può avere il suo senso, ma ciò che non va mai perso di vista è il modello di Gesù: cosa ci aiuta di più a realizzare il “come io ho amato voi”?
E fare il doposcuola è un’attività della Caritas? E la scuola di Italiano per stranieri? Certissimamente sì! Ma… occorre sempre farsi la stessa domanda!  Possono – e dovrebbero! – sorgere altre mille attività della Caritas, ma… “come Gesù”?!
La preoccupazione di fare le cose bene, di organizzarle in modo efficiente ed efficace è buona e sacrosanta, ma non ci deve mai far cadere nella trappola moralistica secondo la quale alla fine pensiamo di avere il dovere di risolvere i problemi. La Caritas è un annuncio, come tutta la vita dei cristiani. Un annuncio concreto, che cambia anche la faccia di questo mondo, ma a partire dal cuore.
Il volontario Caritas non porta semplicemente il proprio bene, ma quello della Comunità cristiana, cioè quello di Gesù. Ecco perché nessun può fare Caritas di testa sua, ma perché ha ricevuto un mandato.

Carita-oggi

“Pacchi” Il sostegno alimentare alle famiglie nel periodo della pandemia è stato un’emergenza senza precedenti. In tutto il periodo (da marzo 2020 ad oggi) abbiamo distribuito 5400 pacchi spesa (contenenti cibo fresco e secco e ogni tanto prodotti per l’igiene personale e della casa). Il ritmo è ancora molto elevato: continua la distribuzione due giorni alla settimana a fasce alfabetiche su tre settimane. In settembre e ottobre sono già venute circa 250 famiglie e hanno ritirato circa 500 pacchi. I Volontari coinvolti vanno dai 17 a oltre gli 80 anni, sono italiani e stranieri, alcuni (non pochi!) sono tra coloro che ricevono il pacco.
Dove prendiamo il cibo da distribuire? Comprandolo con le offerte messe nelle apposite cassette in chiesa, certo, ma ricevendolo anche da: Banco Alimentare (e aiuti europei), Milano Positiva, Progetto Arca, Croce Rossa, SOS Milano… e alcune offerte di amici anche oltre i confini della nostra Comunità.

Ascolto È l’attività più preziosa e delicata che richiede tempo, attenzione, un po’ di competenza e capacità di relazione. In settembre e ottobre abbiamo già fatto 53 colloqui… Ma abbiamo fatto SOLO 53 colloqui! Sarebbe bello essere molti di più per poter entrare in relazione con le 250 famiglie che attualmente ricevono il pacco. Senza contare che l’ascolto è anche per chi non ha bisogno del pacco, ma ha mille altri problemi altrettanto seri per cui trova il coraggio di venire a raccontarceli!

Doposcuola Quest’anno ha ripreso l’attività in presenza per 39 bambini delle elementari (tutti stranieri) e 16 ragazzi delle medie (tutti stranieri). La cosa migliore sarebbe il rapporto 1:1 con i Volontari, che però finora sono 17. Oltre ai compiti si vorrebbe creare l’opportunità di momenti di socializzazione tra loro e con gli altri. Il primo tentativo (riuscito molto bene!) è stata una gita in montagna.

Italiano per stranieri  Nata circa 30 anni fa dai giovani del Decanato,  grazie a volontari di varie provenienze, questa attività continua ad essere un dono prezioso per i sempre più numerosi abitanti del quartiere che hanno il bisogno primario di comunicare per vivere dignitosamente.

Carita-domani

Ci piacerebbe  Implementare il supporto a chi ha bisogno di sbrigare pratiche burocratiche (in particolare online) mettendo a disposizione i nostri strumenti, avere qualche volontario che possa specializzarsi in particolare nell’accompagnamento per la ricerca del lavoro, a partire dalla stesura dei CV, inventare una sorta di “gemellaggio” tra famiglie perché possa esserci aiuto reciproco e nascano relazioni di amicizia, creare spazi e occasioni per bambini soprattutto per esigenze lavorative dei genitori, creare momenti aggregativi per gli anziani che possono partecipare e un gruppo di persone che vadano a trovare chi è solo…

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