“Ali”

Testimoni e profeti

Cari fratelli e sorelle,
quando sperimentiamo la forza dell’amore di Dio, quando riconosciamo la sua presenza di Padre nella nostra vita personale e comunitaria, non possiamo fare a meno di annunciare e condividere ciò che abbiamo visto e ascoltato. […]
Nella Giornata Missionaria Mondiale, che si celebra ogni anno nella penultima domenica di ottobre, ricordiamo con gratitudine tutte le persone che, con la loro testimonianza di vita, ci aiutano a rinnovare il nostro impegno battesimale di essere apostoli generosi e gioiosi del Vangelo. Ricordiamo specialmente quanti sono stati capaci di mettersi in cammino, lasciare terra e famiglia affinché il Vangelo possa raggiungere senza indugi e senza paure gli angoli di popoli e città dove tante vite si trovano assetate di benedizione.
Contemplare la loro testimonianza missionaria ci sprona ad essere coraggiosi e a pregare con insistenza «il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe» (Lc 10,2); infatti siamo consapevoli che la vocazione alla missione non è una cosa del passato o un ricordo romantico di altri tempi. Oggi, Gesù ha bisogno di cuori che siano capaci di vivere la vocazione come una vera storia d’amore, che li faccia andare alle periferie del mondo e diventare messaggeri e strumenti di compassione. Ed è una chiamata che Egli rivolge a tutti, seppure non nello stesso modo. Ricordiamo che ci sono periferie che si trovano vicino a noi, nel centro di una città, o nella propria famiglia. C’è anche un aspetto dell’apertura universale dell’amore che non è geografico bensì esistenziale. Sempre, ma specialmente in questi tempi di pandemia, è importante aumentare la capacità quotidiana di allargare la nostra cerchia. Vivere la missione è avventurarsi a coltivare gli stessi sentimenti di Cristo Gesù e credere con Lui che chi mi sta accanto è pure mio fratello e mia sorella. Che il suo amore di compassione risvegli anche il nostro cuore e ci renda tutti discepoli missionari!
papa Francesco

PIÙ SILENZIOSO DELLA TIGRE

Quando ce l’ha raccontato durante l’oratorio estivo, ho provato ad immaginarmi la scena. India-zona montuosa. Allontanatosi dal suo gruppo di amici durante una escursione, Rajeswar cerca nel silenzio della natura un po’ di pace. Cammina o meglio sale tra le rocce con i pensieri liberi di vagare per la testa. Ad un certo punto l’istinto gli fa alzare il capo e a pochi metri si ritrova gli occhi di una tigre. Il felino più pericoloso della terra. Le gambe di Raji (così lo possiamo chiamare) non si bloccano paralizzate dalla paura. In un attimo si mette a correre verso un canneto che sta a pochi passi. Ci si tuffa dentro. E la tigre? Non si sa se per le urla dell’umano o la sorpresa di vederselo davanti, fatto sta che se ne va senza inseguire la possibile preda. Poco dopo arrivano gli amici e trovano Raji nel canneto terrorizzato. A tu per tu con la tigre: il racconto di una esperienza che ha tenuto a bocca aperta i nostri ragazzi durante la preghiera di mezzogiorno.
Ma chi è questo giovane così… fortunato? Perché è tra noi in oratorio e sull’altare con la veste bianca? Sta compiendo un lungo viaggio seguendo la voce di Gesù. È partito dall’India (Odissa) per andare in missione, magari in Africa! (come lui sogna). Ora compie una sosta tra noi mentre sta studiando teologia al seminario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere). Tra una settimana riceve la sua consacrazione religiosa diventando diacono! Possiamo essere la sua famiglia? Qui è venuto da solo.. e in una occasione così solenne (gli cambia letteralmente la vita) ha bisogno del nostro affetto, della nostra amicizia, della nostra preghiera e della nostra generosa accoglienza. Benedetto il tuo cuore, Raji! Come hai saputo lasciare a bocca aperta la tigre, sorprendi anche noi.
don Giuseppe

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