“Ali”

Nella tribolazione la speranza

Imparare a pregare: alla presenza del Signore, docili allo Spirito di Gesù, praticando in forme inedite la celebrazione comunitaria, la preghiera familiare, la preghiera personale.
Imparare a pensare: in un contesto di slogan obbligatori e di notizie selezionate per gli interessi di chi sa chi, esercitando un pensiero critico, che si interroga sul senso di quello che capita e sulle responsabilità che ci chiamano.
Imparare a sperare oltre la morte: affermando la fede nella risurrezione di Gesù e nella nostra risurrezione, per contrastare la visione disperata di una mentalità diffusa arrendevole di fronte alla morte, che ritiene saggezza la rassegnazione e cura palliativa la distrazione.
Imparare a prendersi cura: apprezzando le molte forme di solidarietà che in tanti ambiti professionali ed ecclesiali sono sovrabbondate, fino all’eroismo, mettere a frutto quello che si è sperimentato sull’importanza del prendersi cura della persona e non solo dell’incremento tecnico e scientifico della cura.
In questo tempo di prova e di grazia la proposta pastorale intende convocare la comunità cristiana perché non si sottragga alla missione di essere un segno che aiuta la fede e la speranza, proponendo il volto di una Chiesa unita, libera e lieta come la vuole il nostro Signore e Maestro Gesù, che è vivo, presente in mezzo a noi come l’unico pastore e che vogliamo seguire fino alla fine, fino a vedere Dio così come egli è.
+ Mario Delpini

La festa continua

“Continua” perché prosegue l’articolo di domenica scorsa. Alcuni mi hanno detto che aveva un effetto triste…
Continua perché adesso la festa si sposta anche a San Gabriele.
Ma soprattutto continua proprio per il senso che ha fare festa per dei cristiani.
Non posso che confermare quanto ho scritto domenica scorsa: viviamo in una società diventata incapace di fare festa…
Proprio questo dovrebbe svegliare in noi cristiani il fuoco della vita e della gioia che sprigiona la risurrezione di Gesù!
Questa domenica riceveranno il Battesimo ben 10 bambini della nostra Comunità: dieci “cuccioli d’uomo” che vengono “immersi” (affogati!) come per passare dentro al mistero della morte… Sì, lo spiego sempre ai genitori che rimangono spesso con gli occhi sbarrati! Perché questo è il segno che marchia a fuoco la vita dei cristiani!
La gioia e la forza della resurrezione non è la ricerca di un mondo dove tutti si vogliono magicamente bene, godono sempre di ottima salute e non invecchiano mai. Piuttosto la capacità di passare anche dentro all’inferno con la certezza del bene, con la forza della vita, con la potenza imbattibile dell’amore.
E non è impossibile: abbiamo la certezza che una ragazza ha saputo vivere tutta la vita nella pienezza del bene. Era al suo paese (forse in casa sua) quando un messaggero le disse che era proprio piena di Grazia, del bene di Dio… e lei lo credette fino sotto alla croce di suo figlio.
“Addolorata”? Sì: colpita dal dolore, ma “graziata”, colmata di grazia, capace di diventare madre anche quel giorno che sembrava la fine del mondo, dell’umanità… e divenne la nascita degli uomini liberi!
Potremmo rinunciare noi ad una simile gioia in cambio di tutto l’oro e il potere del mondo e di tutti i piaceri illusori che la società ci vuole propinare a tutti i costi?!
don Lorenzo

Così lontano, così vicino

“Testimonianza dalle genti” mi ha coinvolto particolarmente.  Le esperienze raccontate da chi viene da lontano, dall’Eritrea, dallo Sri Lanka, dalla Colombia, dalle Filippine e l’intervento di suor Luisella mi hanno fatto riflettere. Anch’io arrivo da lontano. È un lontano diverso da quello geografico, è un lontano modo di percepire la realtà, quello della concretezza senza sconti, illusioni o compensi alla bontà.
Eppure mi sono sentita così vicino. Profondamente vicino a voi nell’accoglienza del diverso, nel donare per donare, senza calcoli di futuri interessi da ricevere. Quasi accolta in un nuovo grembo materno. Nutrendomi del vostro affetto e sentendomi libera di partecipare senza costrizioni alla vostra convivialità.
Piccole ali aperte e il vento soffia ancora.
Sonia

Allenamento semplice

“Io accolgo te” è il dono d’Amore più grande che il Signore ci fa. La parola che Dio ci rivolge da quando ci ha pensati, la parola che ci invita a rivolgere a chi ci è affidato, il cammino in cui ci accompagna per accoglierLo ogni giorno.
Come? Donandoci i nostri limiti. Un paradosso enorme questo.
Ciò che ci limita, che ci rende imperfetti e fragili è proprio il dono più grande che il Signore ci fa. Quando scegliamo di custodire questo dono, allora siamo pronti a donarci e, nel dono reciproco all’altro, ad accogliere e custodire le fragilità altrui.
È nell’alleanza della coppia che dobbiamo allenarci per diventare esperti custodi della vita dell’altro, imparando a fare delle fragilità il luogo di cura e non di giudizio.
Un allenamento semplice, quello che ci ha proposto don Luciano: ogni giorno affidare all’altro il sentimento del giorno (come sto?). Ci ha invitati, inoltre, a fermarci settimanalmente per riflettere e condividere un motivo per cui chiedere perdono e un motivo per cui ringraziare la persona che abbiamo accanto.
E così, quell’ ”io accolgo te”, ogni giorno, di settimana in settimana, si rinnova e rinforza l’alleanza delle nostre vite con il Signore sulla strada della Libertà.
Francesca e Luca

Palla in c…hiesa!

Generazioni e generazioni di Beltradini hanno giocato a palla in campo nel cortile dell’Oratorio, ma venerdì è capitato qualcosa di inaudito…

Serata emozionante sia per l’accompagnamento musicale ma anche perché si è dimostrato l’importanza del dialogo tra adulto e giovane. (Clarisse)
Divertente, tranquillo e semplice. (Francesco)

Ho capito che nessuno ti lascerà mai solo ma ti sosterrà nel tuo percorso. (Xyrus)

Serata tanto emozionante ricordi rispetto e ammirazione (An)

Fonte di letizia è stato vedere questa sera in chiesa tutti i ragazzi uniti in amicizia. Forse anche gli adulti potrebbero imparare da loro! (Serena)

A me viene un pensiero sulle tre serate, da ognuna mi è arrivata una luce.
Della prima mi è rimasta dentro l’importanza di incontrare qualcuno che ti parli del Vangelo, perché quel seme messo dentro poi trova modi imprevedibili di germogliare. E grazie per le testimonianze.
Della seconda serata mi è rimasto il richiamo a quei dieci minuti in cui fermare tutto per chiedermi: oggi la mia vocazione come l’ho giocata? E ringrazio don Luciano per le sue parole cariche di passione.
Della terza serata mi è rimasta dentro la palla in campo dell’oratorio: da quanti anni la si gioca! Le canzoni e la testimonianza lo hanno confermato: se la palla batte dentro al campo ma poi va oltre, si possono fare un sacco di punti. Stare dentro alla relazione con Gesù, dentro la chiesa, per andare oltre.  (Anna)

Serata lieta. Emozione unica nel vedere quanto la Chiesa attraverso i suoi Sacerdoti  sia capace di trasmettere ai giovani segnali forti e positivi, di un essere fratelli sia in un campo da basket, sia nell’ intonare insieme una canzone, sia nel battagliare nel campo della vita. Stanno imparando a volare! E Gesù è con loro.  (Clelia)

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