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2021-05-07

Venerdì 7 maggio

Don Carlo Luoni

Vangelo LUCA 4, 14 – 19

Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore.
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca

LE TRE GRAZIE DEL VANGELO

Il Signore, Unto dallo Spirito, porta il lieto Annuncio ai poveri. Tutto ciò che Gesù annuncia, e anche noi, sacerdoti, è lieto Annuncio. Gioioso della gioia evangelica: di chi è stato unto nei suoi peccati con l’olio del perdono e unto nel suo carisma con l’olio della missione, per ungere gli altri. E, al pari di Gesù, il sacerdote rende gioioso l’annuncio con tutta la sua persona. Quando predica l’omelia – breve, se possibile – lo fa con la gioia che tocca il cuore della sua gente mediante la Parola con cui il Signore ha toccato lui nella sua preghiera. Come ogni discepolo missionario, il sacerdote rende gioioso l’annuncio con tutto il suo essere. E, d’altra parte, sono proprio i particolari più piccoli – tutti lo abbiamo sperimentato – quelli che meglio contengono e comunicano la gioia: il particolare di chi fa un piccolo passo in più e fa sì che la misericordia trabocchi nelle terre di nessuno; il particolare di chi si decide a concretizzare e fissa giorno e ora dell’incontro; il particolare di chi lascia, con mite disponibilità, che usino il suo tempo…

Il lieto Annuncio può sembrare semplicemente un altro modo di dire “Vangelo”, come “buona novella”, o “buona notizia”. Tuttavia, contiene qualcosa che riassume in sé tutto il resto: la gioia del Vangelo. Riassume tutto perché è gioioso in sé stesso.

Il lieto Annuncio è la perla preziosa del Vangelo. Non è un oggetto, è una missione. Lo sa chi sperimenta «la dolce e confortante gioia di evangelizzare»

Oggi, Gesù ritorna a Nazaret, e la gioia dello Spirito rinnova l’Unzione nella piccola sinagoga del paese: lo Spirito si posa e si effonde su di Lui ungendolo con olio di letizia.

Il lieto Annuncio. Una sola Parola – Vangelo – che nell’atto di essere annunciato diventa gioiosa e misericordiosa verità. Che nessuno cerchi di separare queste tre grazie del Vangelo: la sua Verità – non negoziabile –, la sua Misericordia – incondizionata con tutti i peccatori – e la sua Gioia – intima e inclusiva –. Verità, Misericordia e Gioia: tutte e tre insieme.

Mai la verità del lieto Annuncio potrà essere solo una verità astratta, di quelle che non si incarnano pienamente nella vita delle persone perché si sentono più comode nella lettera stampata dei libri.

Mai la misericordia del lieto Annuncio potrà essere una falsa commiserazione, che lascia il peccatore nella sua miseria perché non gli dà la mano per alzarsi in piedi e non lo accompagna a fare un passo avanti nel suo impegno.

Mai potrà essere triste o neutro l’Annuncio, perché è espressione di una gioia interamente personale: «la gioia di un Padre che non vuole che si perda nessuno dei suoi piccoli»: la gioia di Gesù nel vedere che i poveri sono evangelizzati e che i piccoli vanno ad evangelizzare.

Papa Francesco giovedì santo 2017