Il luogo della riposizione (dove si conserva l’eucarestia dal giovedì santo alla veglia pasquale) viene anche chiamato “sepolcro”. A Santa Maria Beltrade è stato arricchito con la tavola e le sedie dei fratelli incontrati dai ragazzi durante le domeniche di quaresima. A San Gabriele riporta la frase scelta dal Consiglio Pastorale per il cartoncino dell’ulivo che rimarrà presente nelle nostre case fino all’anno prossimo: “Siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli” (una frase della prima lettera di San Giovanni). Il “perché” è finito proprio sotto la croce di Gesù! Ma a cosa si riferisce?
Il discepolo amato voleva dire che amare i fratelli ci fa sapere, ci rende consapevoli, di essere passati dalla morte alla vita, oppure che amare i fratelli ci fa passare dalla morte alla vita? Probabilmente entrambe le cose.
Due cose sono certe: che il sepolcro è vuoto e che l’amore vince la morte.
Ogni anno allestiamo il “sepolcro” per poter celebrare la risurrezione, per ricordarci che Gesù non è risorto “per gli affari suoi”: non ricordiamo la vicenda straordinaria di un uomo speciale che ha fatto un super-miracolo anche dopo essere morto e quindi, “beato lui”, è ritornato in vita. No! Dire “Gesù è risorto” corrisponde al dire “siamo passati dalla morte alla vita”, noi!!! “In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” dice Paolo agli Ateniesi. E dunque con lui siamo risorti anche noi.
Ci rendiamo conto di essere – già!!! – passati dalla morte alla vita?!
E ci siamo finalmente convinti che amare i fratelli non è un dovere per chi vuole essere un “buon cristiano”, ma è proprio ciò che ci fa vivere?!
Carissimi… speriamo che il vaccino faccia presto sparire la paura e la malattia, ma non ci salverà! Il vero vaccino è amare i fratelli… con gioia!
Questa Pasqua potrebbe essere la volta buona per decidere di essere felici, passare dalla morte alla vita, amare i fratelli con gioia, vincendo paure e resistenze che sono veri e propri peccati. Questo è l’augurio che mi faccio e faccio a ciascuno, ma, ancor di più, è l’augurio che faccio a tutta la Comunità: che possa diventare una vera fraternità! E lo Spirito che dalla risurrezione scaturisce ed arriva come un rombo fino a Pentecoste si abbatta impetuoso anche nei “cenacoli” dentro i quali ci siamo richiusi! Ci faccia inventare luoghi di fraternità autentica e inaudita!
don Lorenzo
Il seme, il buio, la luce
Sarà per la pandemia che ci sta chiudendo in casa a singhiozzo da diversi mesi, alimentando potentemente il nostro desiderio di uscire, di immergerci nella natura… Sarà per le calde giornate con cui questa primavera ha fatto capolino tra noi… Sarà perché nella nostra scuola, come in molte altre, stiamo apprezzando tutta la valenza educativa dell’outdoor education, cioè della “scuola fuori”, fuori dal tradizionale spazio delle aule, per guidare i bambini ad imparare, attraverso il contatto diretto con l’ambiente, attraverso attività di giardinaggio, di orticoltura…
Sarà per tutto questo insieme, ma l’immagine che più delle altre ci viene alla mente pensando alla Pasqua imminente è quella del seme.
Non siamo originali in questo, perché anche Gesù ha usato molte volte questa immagine per parlare di sé e del Regno di Dio. Vi ricordate ad esempio il famoso seme di senapa, il più piccolo di tutti i semi in grado di far germogliare un albero in cui anche gli uccelli trovano riposo?
Be’, in questo tempo, però, il seme “più azzeccato” ci sembra quello di grano: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se muore, porta molto frutto” (Gv 12, 24).
Gesù è proprio questo seme di pane, che chiuso nel buio del sepolcro, risorgerà dopo tre giorni per donare la sua nuova vita al mondo.
Per tornare alla nostra metafora, tenendo un po’ a bada il desiderio legittimo di uscire subito all’aperto, di vedere presto il germoglio e poi un magnifico fiore o un succosissimo frutto, proviamo in questi giorni del Triduo pasquale a soffermarci sull’importanza del buio come culla della luce: anche in questo Gesù ci aiuterà a ritrovare il senso di ogni cosa, anche di questo particolare momento della nostra storia.
“Dalla falsità alla verità,
dalle tenebre alla luce,
dalla morte alla Vita Eterna”
(mantra indiano)
È questo il nostro augurio e la nostra preghiera per ciascuno di voi in questo tempo di Pasqua!
La comunità delle Figlie della Presentazione di Maria SS. al Tempio
Quante “Pasque”?
Quanti “passaggi”?
Molto facile per ognuno di noi conteggiare le pasque cronologiche vissute… ma molto più complicato, diremmo quasi impossibile, conteggiare, leggere, valutare i passaggi che hanno contrassegnato la nostra breve o lunga esistenza.
Ma questi sono i giorni per scoprire alla luce dello Spirito i passaggi del Signore nella nostra vita, sì perché Lui continua a visitarci, a bussare alla porta del nostro cuore per dirci “aprimi, coraggio, sono io, non avere paura…”. Spalancata la porta di tutto il nostro essere, eccoci al vero passaggio che ci immette nella gioiosa serenità della Pasqua, rendendoci forti della Sua forza.
Ci visita ancora oggi, proprio per la situazione che ci ha resi tutti più timorosi, disorientati nel veder crollare tante sicurezze, aprendo i nostri sguardi a orizzonti più vasti ove l’apparire di tanti fratelli, come noi in faticoso cammino, ci offre l’opportunità di vivere il comandamento dell’Amore: “Amatevi come io ho amato voi…”.
Quindi il nostro non è uno sterile conteggiare le pasque o i passaggi fino ad ora vissuti, ma un forte impegno, ricco di fiducia in Colui che per noi ha dato la vita, a vivere questa Pasqua di Resurrezione, questo passaggio di Salvezza, con la gioia nel cuore, quali donne Pasquali, che, dopo aver consegnato angosce e dolore a Colui che avevano seguito con tanto amore, corrono felici ad annunciare ai fratelli: “Il Signore è risorto, è veramente risorto”.
È questo l’augurio che la nostra piccola comunità di “Figlie della Chiesa” vuole far giungere al cuore di ognuno di voi, di ogni famiglia, di chi è solo, ammalato, forse anche povero di Pane e di pane, di chi con grande impiego di energie sta dando tutto sé stesso per rendere l’esistenza di tanti fratelli più umana, più cristiana, più ricca di gioia vera che solo il Risorto può donare in pienezza. Buona, Santa Pasqua!
Suor Silvana, Suor Maria P., Suor Maria R.
Senza o con?
È la Pasqua senza lavanda dei piedi e senza via crucis. Una Pasqua nuova. Mani fatte per accarezzare che non possono toccare. Piedi adatti ad ogni strada che non possono camminare. Sono due segni molto chiari: lo Spirito Santo ce li consegna. Dovremmo pensare a un “nuovo” senza tenerezza e compassione?
“Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve” dice Gesù. E così fa veramente Gesù! Ho davvero sperimentato tanto la sua tenerezza nella confessione: quanti fratelli e sorelle si sono accostati con la sete di perdono vero. Il Covid ci ha tenuto lontano dal sacramento per tanti mesi: ma in questi giorni lo Spirito ha invitato ad uno ad uno per una lavanda del cuore ben più efficace di quella simbolica dei piedi!
È vero, non c’è stata neppure la testimonianza per le strade del quartiere, ma la compassione verso l’uomo dei dolori ha percorso una strada più profonda e fruttuosa: quella del cuore. Adorare insieme la Croce aggrappati alle Parole Eterne del Crocefisso ha dato voce ai tanti amici che si sono accomiatati da noi per la pandemia senza poter neppure salutare i propri cari. Le Parole di Gesù sul legno del Calvario sono l’amore che guarisce, sono balsamo che profuma.
Quasi a non sostare troppo sul Calvario è arrivato l’annuncio della Resurrezione. Perché questo è il nuovo sul quale invece investire. La vita di Gesù profuma di giardino in fiore. Sono mani leggere di farfalla a dare musica alle Parole che nessun uomo può sognarsi di inventare. “Perché cercate tra i morti colui che è vivo”. Certo le mani accarezzano, ma non più i piedi sporchi, ma l’invisibile e lo destano agli occhi. Certo i piedi si muovono, ma non più sulla salita del Golgota, ma nella danza della gioia. Come abbiamo accompagnato la Passione del Signore per tanti anni con segni e riti così diamo inizio a segni e riti nel tempo del Risorto vivo e riconciliato. Che bello vero!
don Giuseppe