“Ali”

Fratello ostile

Lacrime

I gatti non piangono. E neanche i coccodrilli. Ma non sto a perdere tempo con chi cerca di convincersi che non ci siano differenze tra uomini e bestie. Piangere è cosa sublime.
Si può piangere di dolore o di paura, ma il pianto è ben diverso dalla lacrimazione (quella che viene a tagliar cipolle). Si piange quando cervello e cuore improvvisamente si strizzano…
Si piange anche di gioia e per la commozione… qualcosa che si muove dentro di te guardando o pensando a qualcosa fuori di te.
E si arriva anche a piangere per i propri peccati: rendersi conto del male fatto può provocare un dolore immenso… a volte da impazzire. E a volte capita che improvvisamente il pianto “lavi” la colpa. Incredibile, ma chi non lo sa?!
E c’è anche un pianto che prova solo chi ama profondamente: capita quando la persona amata non capisce e sembra diventare ostile. Può essere il fratello o la moglie o l’amico, ma provoca un dolore immenso vedere che ogni parola in più non può che provocare ulteriore incomprensione… che ovviamente è reciproca e quindi si moltiplica.
Se in quel momento improvvisamente guardi il tuo fratello amato con un amore così grande da saper tacere e accogliere dentro di te il dolore che ti provoca… facilmente il tuo sguardo si corona di una lacrima che dice qualcosa che tutte le parole del mondo non potranno mai dire.
dL

Fratello ostile

Como,50 Km da qui. Un’ora  in auto.
Città di turismo
e di aperitivi.
Chiesa di S. Rocco.
15.09.2020
Festa dell’Addolorata.
Mattina presto e l’acqua tranquilla del lago di Como.
Milano, zona Nolo, città di affari, cultura, turismo, shopping e di aperitivi. Comunità pastorale di Santa Maria Beltrade e San Gabriele Arcangelo. 15.09.2020 Festa di Santa Maria Beltrade (la nostra Addolorata). Mattina presto e la città già nel caos del traffico di una giornata lavorativa.
Un gioco da settimana enigmistica direbbe: “Trova le differenze”. Una l’ho in mente, ma non è scritta: un parto per uccisione. La mattina del 15 settembre 2020 muore accoltellato a Como don Roberto Malgesini, ma per la Giornata di preghiera per i missionari martiri, che sarà celebrata il 24 marzo, è una nuova nascita. Don Roberto ha 51 anni ed è un prete della Diocesi di Como, “da sempre accanto alle persone in difficoltà, schivo e defilato nello stile, non faceva mai mancare il suo sostegno a chi incontrava lungo la strada, costantemente e senza risparmio al servizio di ogni forma di fragilità umana”. Viene ucciso da Ridha, un amico che aiutava da anni.
La Conferenza Episcopale Italiana ha voluto che, grazie alla testimonianza di persone che  hanno conosciuto don Roberto, si facesse memoria di lui in un video documentario (Don Roberto Malgesini: una vita per gli altri).
Ecco alcune loro parole. Don Roberto era un uomo di grande preghiera, la sua azione era preparata da un’intensa relazione con il Signore. Iniziava la sua giornata con l’adorazione eucaristica. Era una vicinanza discreta e affettuosa per chiunque avesse bisogno di lui. Uomo di rapporti immediati, piccoli gesti che dicono quanto l’altro stia a cuore. Viveva per tutti gli invisibili di Como, anche per gli invisibili che fanno perdere la pazienza e manderesti via perché pretendono, insistono, ti insultano, sono persino aggressivi e a volte fanno paura. Fratelli ostili. Per don Roberto: fratelli tutti.
Barbara Giussani

Tre sorelle

Le tre cime di Lavaredo, qualcuno forse le conosce. Sono tra le vette più famose delle nostre Alpi.  Blocchi di dolomia che si stagliano alti verso il cielo quasi uniti in un unico corpo.
Sembrano guglie  sorelle che si fanno forza sostenendosi. Le chiamano cime pallide ma per qualcuno risplendono di una luce che mette pace.
Mi sembrano cosi anche Elena, Noemi e Lorenzo (li chiameremo così), i più giovani volontari alla distribuzione pacchi per le famiglie della nostra Comunità.
“Sono stufo di fare sempre le stesse cose” “Solo aiutando gli altri mi sento al mio posto” “Datemi qualcosa da fare. Vorrei trovare un senso alla mia vita” “Mi muovo un po’ e intanto aiuto qualcuno”. Ecco cosa riescono a farfugliare. Così cominciano a dedicare il loro tempo.  Sono disponibili, capaci di lavorare insieme, veloci e precisi. Un velo di tristezza a volte lo cogliamo nei loro volti quando ci dicono di non sentirsi sempre capiti dalle persone amiche.
“Ma cosa vai giù a fare? Tanto non serve a nulla” “Un’altra cosa ancora che porta via tempo prezioso per lo studio” “Lo fai solo per i punti di credito formativo”…
Anche le Dolomiti fra il 1915 e il 1917 videro fratelli non capirsi, e molti nei combattimenti persero la vita. Ci sono fratelli ostili anche dove non penseremmo di trovarne.
Dona la pace Signore a chi confida in te!

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