Sfumature
Oggi viviamo la IV Giornata mondiale dei Poveri voluta da Papa Francesco perché ogni anno i cristiani di tutto il mondo non solo non si dimentichino dei poveri, ma guardando ai poveri trovino la strada giusta: “tenere lo sguardo rivolto al povero è difficile, ma quanto mai necessario per imprimere alla nostra vita personale e sociale la giusta direzione.” È necessario!!!
È anche la Giornata diocesana della Caritas: sembra più o meno la stessa cosa, ma il punto di vista è la cura della Comunità cristiana, cioè la promozione di tutto ciò che tiene viva questa attenzione verso i poveri e la continua vigilanza perché ogni gesto compiuto sia fatto con il cuore di Gesù, con il suo amore, la sua “carità”.
Può sembrare una questione di sfumature… in realtà il senso dei gesti che si fanno è essenziale!
Nella liturgia celebriamo la festa di Cristo Re (ultima domenica dell’anno liturgico, domenica prossima inizia l’Avvento). E questo, invece, ci sembra proprio tutt’altro argomento.
Il fatto è che “se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto”: Gesù è il più povero tra tutti i poveri, colui che ha rinunciato ad ogni ricchezza, potere, combattimento e prestigio. È lui quello più “indietro” di tutti!
Saranno sfumature… ma credo che facciano la differenza! E anche noi ci giochiamo la differenza tra la tristezza dell’egoismo e la gioia della carità!
dL
Tendi la tua mano al povero
La sapienza antica ha posto queste parole come un codice sacro da seguire nella vita. Esse risuonano oggi con tutta la loro carica di significato per aiutare anche noi a concentrare lo sguardo sull’essenziale e superare le barriere dell’indifferenza. La povertà assume sempre volti diversi, che richiedono attenzione ad ogni condizione particolare: in ognuna di queste possiamo incontrare il Signore Gesù, che ha rivelato di essere presente nei suoi fratelli più deboli.
La preghiera a Dio e la solidarietà con i poveri e i sofferenti sono inseparabili. Il tempo da dedicare alla preghiera non può mai diventare un alibi per trascurare il prossimo in difficoltà. È vero il contrario: la benedizione del Signore scende su di noi e la preghiera raggiunge il suo scopo quando sono accompagnate dal servizio ai poveri. Quanto è attuale questo antico insegnamento anche per noi! La generosità che sostiene il debole, consola l’afflitto, lenisce le sofferenze, restituisce dignità a chi ne è privato, è condizione di una vita pienamente umana. La scelta di dedicare attenzione ai poveri, ai loro tanti e diversi bisogni, non può essere condizionata dal tempo a disposizione o da interessi privati, né da progetti pastorali o sociali disincarnati. Non si può soffocare la forza della grazia di Dio per la tendenza narcisistica di mettere sempre sé stessi al primo posto.
Tenere lo sguardo rivolto al povero è difficile, ma quanto mai necessario per imprimere alla nostra vita personale e sociale la giusta direzione. Ogni anno, con la Giornata Mondiale dei Poveri, ritorno su questa realtà fondamentale per la vita della Chiesa.
Papa Francesco
La situazione
Citiamo alcune frasi e dati da un articolo di chiesadimilano.it
Sono quasi 9 mila gli impoveriti da Covid che si sono rivolti ai centri di ascolto della Caritas Ambrosiana nella diocesi di Milano nei tre mesi del lockdown.
Tra il 25 marzo e il 31 luglio 2020 si sono presentati in 84 centri di ascolto della Caritas Ambrosiana 1774 persone che hanno visto drammaticamente peggiorare la loro condizione a causa delle misure di contenimento del virus.
Analizzando il campione emerge il profilo degli “impoveriti da Covid”. Le donne sono il 59,3%, gli immigrati il 61,7%. La fascia di età maggiormente rappresentata è quella tra i 35 e i 54 anni (58,4%). La maggioranza (55%) è costituita da coniugati, da persone con bassa scolarità (62,9%). I disoccupati rappresentano il 50%, gli occupati il 34%.
A pagare il prezzo più alto al lockdown sono stati i più poveri: quasi una persona su due (il 42,3%) tra le persone che sono ricorse ai centri di ascolto nei tre mesi della quarantena ha sofferto le conseguenze del blocco delle attività economiche. I lavoratori più colpiti sono stati quelli impiegati nei settori della ristorazione (lavapiatti, camerieri), ospitalità (custodi, cameriera ai piani) e della cura alla persona (colf e badanti).
Proprio quest’ultimo dato è confermato dalla crescita tra gli utenti dei centri di ascolto degli appartenenti a una delle nazionalità più impiegate in queste mansioni, quella filippina: immigrati storicamente presenti soprattutto in città e ben integrati nei tre mesi del lockdown sono arrivati a rappresentare il 17,2%, il primo gruppo etnico, mentre nel 2019 erano solo l’1% degli immigrati assistiti dai centri di ascolto.
Nella nostra Comunità Pastorale siamo passati circa da 50 famiglie aiutate con generi alimentari a 450!
Il “miracolo” che è successo è duplice:
- nuovi Volontari hanno iniziato a darsi da fare sia con i muscoli (caricando e scaricando furgoni), sia con il cuore (ascoltando le persone che chiedono aiuto), sia con l’intelligenza (iniziando ad organizzare gli spazi e i servizi e cercando di prepararsi con incontri di formazione).
- Tante persone hanno contribuito (anche da casa con bonifici e carte di credito) in modo tale che non mancassero mai i fondi per comprare il cibo necessario.
Che Avvento!
È il periodo di attesa per eccellenza. “Maranathà”, vieni Signore, è il canto che risuona fino a Natale…
Ma cosa aspettiamo, anzi cosa ci aspettiamo? Speriamo che dal 3 dicembre tutto migliori così si riaprono i negozi sotto Natale e spendiamo tanti soldi per far girare l’economia? Oppure speriamo che improvvisamente sparisca il virus? E già che ci siamo anche le guerre, le ingiustizie… e tutti i poveri del mondo?!
Ecco… cadere nella “poesia” è molto facile, ma sappiamo che la storia dell’umanità non funziona così. La zizzania continua a crescere (e a confondersi!) con il grano.
La storia del bene, dell’amore, della “Caritas”, procede senza poteri speciali, senza pretese e senza illusioni, felice di ciò che giorno per giorno riesce a donare, ricevere, condividere.
Vi ricordate quanti sacchetti di spesa abbiamo portato in chiesa l’anno scorso? Era bellissimo vedere le famiglie venire a Messa con i sacchetti in mano! Quest’anno ce ne vorrebbero dieci volte tanto… e invece non possiamo farlo. E allora che si fa? Ci diamo per vinti? Non possiamo nemmeno essere buoni?!
Ovviamente no! Anzi… non c’è periodo più bello e situazione migliore per riscoprire il senso della Caritas!
Ci siamo già organizzati in tre gruppetti (ma chissà quanti altri se ne possono fare!).
A volte si diventa addirittura amici, ma certamente il pericolo da scongiurare è quello di trattare le persone come numeri, o addirittura fastidi da evitare!
L’ascolto attento e paziente non pretende di risolvere tutto e subito, ma pur nell’impegno di affrontare le difficoltà, fa nascere qualcosa di molto più prezioso! In questo periodo non possiamo farlo “a tappeto”, ma… possiamo trovare certamente mille altri modi per realizzare questo miracolo.
Se ti piace questa sfida… mettici il cuore!
È il gesto che viene più spontaneo. D’altra parte anche Gesù ci ha detto: “dà a chi ti chiede”. Ma anche questo diventa “un’arte”: non solo perché bisogna essere molto bravi e veloci a confezionare i “pacchi” a seconda della composizione della famiglia, ma soprattutto perché in quei pochi istanti, in uno sguardo in più o in meno, in un sorriso in più o in meno… si gioca la nostra credibilità di persone che non distribuiscono solo pacchi!
Questo servizio continua, e probabilmente aumenterà!
Se ti piace questa sfida… mettici il cuore!
C’è anche chi “lava i piatti” senza che nessuno lo veda: ci sono sempre furgoni da scaricare, spesa da fare e mettere in ordine, pavimenti da pulire, pratiche da sbrigare, dati da inserire… Solo per amore! Se ti piace questa sfida… mettici il cuore!
LE 3 “A” DEI NOSTRI ADOLESCENTI
Vola l’amicizia tra questi ragazzi delle superiori. Dopo la bella estate con Summerlife e i giochi con le mascherine nei cortili “a distanza”, il percorso educativo degli “ado” e “18/19 enni” è ripartito a pieno ritmo meritandosi una tripla A in qualità e partecipazione.
Sono entrati a dare slancio e tono i ragazzi di “prima”, alle prese con l’inizio della scuola secondaria superiore: a ciascuno di loro va l’incoraggiamento a lasciarsi guidare da Gesù vero amico in ogni giorno della vita.
In genere tutti sappiamo cosa è l’oratorio in questa stagione dell’esistenza.. stare insieme divertendosi in maniera spensierata, fare gruppo cercando di diventare amici più che si può, mettersi a disposizione dei più piccoli facendo loro animazione, imparare canti e balli per stare bene in allegria: tutto questo nel nome di Gesù. Vero.
Ma l’oratorio non è solo per il tempo libero: “solo quando ho finito i compiti e gli impegni sportivi”! NO: c’è un di più! L’oratorio è amicizia che fa crescere la vita nella totalità. C’entra con il mio studio! Dà sapore ai miei impegni! È come una domanda profonda che ti attraversa: DOVE STAI METTENDO IL TUO CUORE? L’esperienza dell’oratorio per un ragazzo è il tenere desta questa bella domanda. Allora il modo in cui si è amici è nello stile di Gesù, la fatica dello studio è condivisa, la gioia di giocare è contagio verso i più piccoli, il cantare e suonare insieme diventa un servizio che dà onore all’appartenenza alla nostra comunità cristiana. Ecco allora il percorso di quest’anno pastorale con la tripla A:
ANIMAZIONE
Insieme ai don e a suor Valeria una ventina di ragazzi, divisi in tre gruppetti, hanno preso “servizio” a san Gabriele nei giorni del catechismo dei bambini. Accogliere i più piccoli, custodirli nel canto – preghiera, preparare per loro giochi che li facciano “sfogare” dopo le ore di scuola: ecco il loro compito preziosissimo. Non sono più solo aiuto catechisti.. Sono protagonisti dell’educazione alla preghiera, alla vita comunitaria, alla gioia di vivere come Gesù.
AULA STUDIO
Anna, Rita, Bianca e Serena hanno accolto con molta competenza l’invito a “inventare” una stanza per lo studio in oratorio. Tutti gli adolescenti sanno che lunedì, martedì e giovedì dalle 15.00 alle 19.00 possono trovare questi adulti disponibili per il loro studio. La fatica dello scuola se condivisa diventa meno pesante.
ADVERSA DILIGERE
Elisabetta, Giulio e Clarissa sono i giovani educatori che con passione e fiducia stanno accompagnando la crescita nella fede dei ragazzi. Gli incontri hanno a tema: “amare nelle avversità”, Gesù e i giovani. In ascolto dei ritmi di ciascuno sono stati pensati ogni quindici giorni tre momenti di incontro: mercoledì, giovedì e sabato dalle 19.00 alle 20.00 in cui a partire dalla bibbia ci si mette in gioco e ci si fa leggere dalla Parola di Dio.