Non si era davvero mai visto! Una domenica delle Palme senza la processione degli ulivi nessuno l’avrebbe mai immaginata!
Il rischio è di vedere tutto “senza”: senza scuola, senza lavoro, senza uscire, senza abbracci, senza ulivo, senza… Messa?!
È qui che la faccenda è diversa! Ho sempre detto e sempre dirò che “riunirsi” è l’atto fondamentale che la Chiesa compie (è il suo nome proprio: “chiamata, adunata”!). Oggi forse qualcuno in più si rende conto di quanto sia necessario per la nostra vita di fede radunarci in chiesa. Ma secondo voi la Chiesa può vivere senza Eucarestia? No di certo!!!
Cari amici, saremo – sì – senza ulivo, ma nessuno osi dire o pensare che siamo senza Messa!!!
Noi preti la diciamo tutti i giorni: da soli, ma non da soli! Ma noi non siamo soli non semplicemente perché vi pensiamo e vi immaginiamo, quanto piuttosto perché sappiamo che ciascuno di voi davvero “celebra l’eucarestia”, cioè “ringrazia” il Signore ogni giorno. E la Pasqua è “la Messa delle Messe”, la festa più importante dell’anno e della vita, per un cristiano. Nessuno dica “senza Pasqua”!!!
La Pasqua che celebreremo in casa ci farà sentire più che mai “riuniti in un solo corpo dallo Spirito santo” e diventeremo davvero “offerta viva a lode della sua gloria”!
dL
Lascito spirituale
I libri pubblicati dal Cardinal Martini riempiono diversi scaffali di ogni biblioteca. Il lascito spirituale di questo maestro spirituale per la nostra diocesi si può riassumere in quella frase del salmo che Martini ha voluto fosse scritta sulla sua tomba: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. La Parola per il grande biblista non è stata soltanto oggetto di studio ma luce per il cammino suo personale e per il cammino della chiesa. La pluralità degli interessi, degli interventi, degli ambienti e delle iniziative è stata realmente illuminata dall’amore per la Parola di Dio che ha dato vita ad interpretazioni acute e piene di speranza. Il mio ricordo personale mette a fuoco fin dall’inizio quel senso di discrezione con cui si è presentato e quell’attenzione alle persone che lo ha sempre contraddistinto.
Mario Delpini arcivescovo
AMABILE FAMILIARITA’
Bisogna imparare a leggere la città con occhio caritatevole, paziente, misericordioso, amico, propositivo, cordiale. Bisogna riconoscere il bene profondo che c’è nel cuore di tanta gente della città e l’ansia o il bisogno di Dio che consciamente o inconsciamente sono in molti. “Io ho un popolo numeroso in questa città – dice il Signore” (At 18,10). Bisogna sentire l’azione forte dello Spirito in ogni angolo della città e in ogni volto anonimo che incontriamo.
“Ogni città racchiude in sì una vocazione ed un mistero: voi lo sapete: ognuna di esse è da Dio custodita con un angelo custode, come avviene per ciascuna persona umana. Ognuna di esse è nel tempo una immagine lontana, ma vera della città eterna. Amatela, quindi, come si ama la casa comune destinata a noi ed ai nostri figli. Custoditene le piazze, i giardini, le strade, le scuole; curatene con amore, sempre infiorandoli e illuminandoli, i tabernacoli della Madonna, che saranno in essa costruiti; fate che il volto di questa vostra città sia sempre sereno e pulito. Fate, soprattutto, di essa lo strumento efficace della vostra vita associata: sentitevi, attraverso di essa, membri di una stessa famiglia; non vi siano tra voi divisioni essenziali che turbino la pace e l’amicizia: ma la pace, l’amicizia, la cristiana fraternità fioriscano in questa città vostra come fiorisce l’ulivo a primavera!” (La Pira, Le città, 54-55.).
Si tratta di dare alla vita intera della parrocchia, e in particolare ai momenti e luoghi in cui a essa possono accedere anche persone lontane o in ricerca, uno stile di attenzione alle persone e di ascolto, mettendo la gente a proprio agio. Militano contro questo stile ogni spigolosità, ogni diffidenza di fronte a gente “non nostra”, ogni sbrigatività con cui si liquidano con poche battute domande poco pertinenti. C’è gente che accostando di rado le sacrestie, gli archivi e le segreterie parrocchiali, sente qualche imbarazzo verso un ambiente non usuale e ignora le competenze precise di persone o istituzioni.
Ci vuol così poco ad accogliere con un sorriso, a dare una spiegazione con signorilità e garbo, a rettificare con calma un’informazione sbagliata. È importante soprattutto far vedere che ciascuno è accolto come persona, con la sua dignità intrinseca, inalienabile, che Gesù ci abilità a riconoscere e a valorizzare. La gente accetta poco volentieri i rimproveri da chi non conosce o non stima o da persone verso cui ha diffidenza solo un’amabile familiarità permetterà anche di fare le debite correzioni e precisazioni.
Più in generale occorre suscitare nel più gran numero di battezzati della parrocchia la capacità e l’impegno a mantenere aperti i canali dei rapporti personali sia all’interno della comunità sia nei luoghi e ambienti dove uno vive e lavora. Tanti cristiani potranno così evangelizzare per irradiazione o per contagio.
Occorre rispondere alla domanda: come il cristiano è anima della città? Lo è anzitutto con l’eucaristia, con la preghiera, con il sacrificio nascosto, con le beatitudini vissute nella quotidianità: ciò irradia e fa missione.
(da Alzati, va’ a Ninive, la grande città 1991)
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