Vita

La sera di Nicodemo 4

Adorazione della croce – Venerdì 27 marzo 2020

Signore dell’amore e della pace, noi desideriamo
convertirci a te!
Non possiamo illuderci
di giungere a vivere bene,
in pace, senza di te.
Non possiamo pensare
di superare
le inquietudini interiori
e le nostre guerre personali,
se non ci rivolgiamo a te,
Signore della pace,
Gesù Cristo
crocifisso e risorto
che hai subito la morte
per donarci la pace.
Noi ti chiediamo quella pace
che sorpassa
ogni nostro progetto
e possibilità
e che può rassicurare
i nostri pensieri,
le nostre volontà,
i nostri cuori!

ATTIRERO’ TUTTI A ME

Carlo Maria Martini

Un importante approfondimento della missione della Chiesa è offerto dai discorsi dell’ultima cena, contenuti nei capitoli 13-17 del vangelo di Giovanni.

a) Il tema centrale è la preparazione dei discepoli alla morte imminente. Per Gesù la morte non vuol dire finire nel nulla, bensì andare al Padre, fare pienamente la volontà del Padre, manifestare definitiva-mente l’unità che c’è tra il Figlio e il Padre nello Spirito Santo. Gesù ritornando al Padre, approfondisce, mediante lo Spirito, la sua dimora in mezzo ai suoi. I discorsi dell’ultima cena illustrano lo stretto rapporto che c’è tra l’assenza e la presenza di Gesù. Annunciano l’imminente assenza del Maestro: per questo sono discorsi di congedo. Ma l’assenza è la premessa per una nuova forma di presenza attraverso i discepoli stessi, guidati interiormente dallo Spirito: per questo sono discorsi di missione.

b) Lo sfondo della missione è costituito dal mondo, visto come realtà posta sotto il dominio del male, ma suscettibile anche di essere chiamata alla fede. La vita dei discepoli, resa conforme a Gesù mediante l’azione dello Spirito, diventa giudizio di condanna per il mondo che si chiude in se stesso e strada verso la fede per il mondo che ha il coraggio di aprirsi.

c) L’accento, quindi, cade sulla vita dei discepoli, che devono attuare nel mondo una vita diversa dal mondo e resa conforme a Gesù dallo Spirito. Il Vangelo cerca di descrivere la conformità dei credenti a Gesù.

-Essa comporta anzitutto obbedienza al comando di Gesù. Giacche l’antica alleanza comportava una legge, cosi la nuova alleanza, sancita dal sangue di Cristo, comporta una nuova legge. Giovanni non ricorda l’istituzione dell’Eucaristia, mistero della nuova alleanza, già nota attraverso il racconto dei vangeli sinottici, ma ci tiene a ricordare il comandamento nuovo dell’amore fraterno sull’esempio e con la forza di Gesù, che ha lavato i piedi ai discepoli ed è pronto a dare la vita per gli amici.

-L’obbedienza deve diventare conformità interiore. Il discepolo deve essere unito a Gesù come il tralcio alla vite. Deve dimorare in Gesù, cioè deve vivere nel mondo spirituale di Gesù, deve fare proprie le motivazioni e le origini profonde dell’amore di Gesù. Per questo deve dimorare insieme con Gesù, nel Padre, nell’amore che unisce il Padre e il Figlio. Dimorando nel Padre e nel Figlio in forza dello Spirito, il discepolo diventa lui stesso dimora, tempio, abitazione del Padre e del Figlio.

-Questa dimora nell’amore diventa comunitaria e missionaria. La dimora di tutti i credenti nell’unico mistero dell’amore di Dio rivelato da Gesù diventa il fondamento di una comunione profondissima dei credenti tra di loro. La comunione, poi, si esprime in una vita comunitaria contras-segnata dalla ricerca dell’unità. E l’unità tra i credenti diventa una testimonianza cosi viva dell’amore che c’è tra il Padre e il Figlio, da attrarre il mondo alla fede nella missione che Gesù ha ricevuto dal Padre.

PASSIONE  DI GESU’ SECONDO MARCO

15                    1E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. 2Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 3I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. 4Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». 5Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.

6A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. 7Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. 8La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. 9Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». 10Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. 11Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. 12Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». 13Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». 14Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». 15Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

16Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. 17Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. 18Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». 19E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. 20Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

21Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo.

22Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», 23e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese. 24Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. 25Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. 26La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». 27Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra. [28]

29Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, 30salva te stesso scendendo dalla croce!». 31Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! 32Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.