Nei giorni successivi al Natale e nei giorni intorno al Capodanno molti possono godere di qualche giorno di riposo, di qualche tempo per incontri familiari desiderati, spero anche per riconciliazioni rasserenanti. Il legittimo riposo non può essere rovinato da una sorta di concessione alla trasgressione e allo sperpero, come capita talora nell’organizzazione di feste e di esperienze eccitanti.
Penso anche a fratelli e sorelle che non possono muoversi e che in questi giorni sono esposti alla tentazione della depressione, della malinconia e dell’invidia. Penso ai malati, ai carcerati e a coloro che sono troppo soli, troppo lontani da casa. Anche per loro ci deve essere un po’ di gioia: la sollecitudine dei cristiani si ingegna per raggiungere tutti con un segno di attenzione, con il dono di un sorriso, con un invito a condividere la mensa e la preghiera.
La ripresa delle attività dopo l’Epifania è anch’essa un tempo di grazia, per quanto talora segnato da fatica e malumore. Vorrei proporre di vivere qualche settimana come un tempo propizio per sperimentare la bellezza del quotidiano vissuto bene, un “tempo di Nazaret”.
Anche gli anni di Nazaret sono anni di vangelo: “E Gesù cresceva in sapienza età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Il diventare uomo del Figlio di Dio non è stato in un istante, ma una docilità al tempo, alle circostanze e alle relazioni…Negli anni trascorsi da Gesù a Nazaret si potrebbe dire che “non è successo niente”; Gesù “non ha fatto niente” che la testimonianza apostolica abbia ritenuto necessario tramandare nei vangeli. Ha, semplicemente, vissuto. Lui che era in principio presso Dio, lui, il Figlio di Dio, ha vissuto la vita dei figli degli uomini. Nient’altro.
Il divenire uomo del Figlio di Dio rende possibile ai figli degli uomini divenire figli di Dio per il dono dello Spirito. C’è un modo quindi di vivere il tempo, le circostanze, le relazioni che conforma all’umanità di Gesù. Non c’è altro da fare che vivere il quotidiano lasciandoci condurre dallo Spirito, perché tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, virtuoso, lodevole sia oggetto dei nostri pensieri.
Mons. Mario Delpini
Il tempo di Nazaret
Il tempo che segue al Natale può essere propizio per proporre qualche settimana in cui ”non si fa niente”, se non crescere in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Si può quindi anche proporre di non convocare riunioni, di non congestionare il calendario di iniziative, di lasciare qualche settimana prima di riprendere i ritmi ordinari della catechesi. Che anche “le persone impegnate”, preti, diaconi, consacrati, laici, possano disporre di serate per “stare in casa”, pregare in famiglia, chiacchierare a tavola, praticare ritmi più ordinati di riposo.
Mi sembrerebbe costruttivo proporre di pregare con maggior disponibilità di tempo, di dedicare qualche tempo a letture costruttive, ad aggiornamenti su temi di attualità, ad approfondimenti in argomenti che sentiamo congeniali con la nostra sensibilità e le nostre responsabilità.
Il tempo di Nazaret può essere propizio per dare alla comunità educante una fisionomia più precisa, occasioni di preghiera condivisa, una consapevolezza più meditata del compito di ciascuno e delle responsabilità da condividere.
Dalla lettera pastorale “La situazione è occasione” Mons Mario Delpini
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