“Ali”

La pace di Dio

E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.

Non sono stati mesi tranquilli per la nostra Comunità. Ogni cambiamento porta novità, ma richiede anche fatica. E come saranno quelli futuri? Potrebbero essere anche più impegnativi! Già solo a pensare alle cose prevedibili mi gira la testa… e poi ci sono quelle imprevedibili. E poi cerco di immaginare quante cose possa avere in mente ciascuno di voi… quante preoccupazioni ogni famiglia… Se le mettessimo insieme tutte, che spavento!

La pace di Dio custodirà i vostri cuori! Che parola meravigliosa ci regala la liturgia di oggi!

Di pace si parla molto a sproposito e purtroppo anche molto in modo ipocrita e falso. Anche il Natale è una festa che ci si ritorce contro quando la viviamo in modo superficiale… Ma la pace esiste ed è – appunto – un dono di Dio: solo lui mette nel nostro cuore la capacità di vivere anche le cose più difficili con la stessa fiducia che ha avuto Gesù. Che dono stupendo! Non lasciamocelo rubare da niente e da nessuno!

Viviamo questo Natale e tutto quello che verrà dopo con il desiderio di orientare tutta la vita della nostra Comunità a Gesù! Questo supera ogni intelligenza, custodisce il nostro cuore e ci rende capaci di cose veramente nuove. Allora ogni novità sarà semplicemente un dono!

dL

Il presepe più bello

Certamente nella sua bella storia quasi centenaria, la chiesa di Santa Maria Beltrade avrà visto una vasta gamma di presepi di varia bellezza e qualità. Non che a San Gabriele si possa dire di meno: certi presepi sono stati vere opere d’arte! Credo però che quest’anno sia capitata una cosa molto particolare: il presepe è stato costruito giorno per giorno dai ragazzi che sono venuti alla novena. Ogni giorno un pezzetto, ogni giorno una preghiera, ogni giorno un dono, ogni giorno una benedizione e un messaggero… e poi via: colazione e scuola con una carica speciale! Davvero bellissimo!

Ma cos’è il presepe?! Qualcosa che ci mette davanti agli occhi la presenza di Dio che entra nel mondo secondo la logica della piccolezza, della tenerezza, della fragilità… Quasi ci costringe a toccare con mano la sua presenza tra noi, così semplice, così umana…

E allora, il presepe più bello non è quello che tra poco dovremo smontare, ma quello che davvero cerchiamo di costruire giorno per giorno in questa affascinante sfida educativa! I nostri ragazzi splendono della gloria di Dio! I loro volti un po’ addormentati un po’ incantati mentre pregano ci rivelano tutti i giorni che il Signore è davvero tra noi!

Che sia questa la priorità di tutta la Comunità: il bene dei nostri figli, la loro gioia interiore, la loro fiducia nella bontà di Dio…

Buon Natale a tutti!

don Lorenzo

Buona volontà

 

Quando le canta Andrea Bocelli, le parole dei messaggeri nella notte di Natale mi portano l’energia dello Spirito di Dio: una scossa interiore tutta vigore. L’intensità delle note in quel GLORIA IN EXCELSIS DEO è un crescendo di luce avvolgente e calda.. E pensare che nascono da occhi che non hanno mai visto la luce! Gli angeli del cielo infinito con il canto spalancano le meravigliose porte della musica di Dio con un invito a far prevalere nel cuore la buona volontà. “Pace in terra agli uomini di buona volontà”.. E mi chiedo che cosa è oggi la buona volontà?

Sento per me e per noi che quest’anno è il Natale della buona volontà.

Non pensiamo sia solo un incoraggiamento quello degli angeli..  come se per assaporare il profumo della pace sulla terra bastasse un impegno saltuario o uno scatto di bontà esuberante. La buona volontà è un’altra cosa!

Parte dal proprio cuore costantemente vittorioso sulle tendenze ad adagiarsi: come di uno spirito che non rimanda mai e dice “ora mi faccio carico”…  “ora rispondo a quella richiesta”… “ora mi tuffo in Dio”.

Buona volontà è l’atto d’amore che supera i dissidi e le cadute di tono nelle conversazioni.. come a dire “sono pronto ad andare oltre perché nel cuore ho una stima vera di te”.

Buona volontà richiede la presenza, cioè “esserci” fisicamente (non soltanto con un messaggino) perché ti sei dato l’amicizia come priorità, la fedeltà come stile nei tuoi impegni, l’attesa come orizzonte della tua accoglienza.

Buona volontà è come un colpo di reni per parare una situazione difficile: nessuno te lo chiede se non la tua coscienza e senti che è giusto raddrizzare le cose, fare un sacrificio, dare del tuo senza che alcuno lo noti.

Buona volontà soffre le scuse portate all’ultimo momento, considera triste non accorgersi della fatica di chi ha lavorato per preparare, scappa dalle situazioni di maldicenza.

Buona volontà è cercare la verità senza arrendersi con infinita pazienza.

Quanto sogniamo di incontrare persone di tale caratura interiore! Quanto vorremmo che nostra figlia sposasse uno così! Quanto desideriamo che i nostri ragazzi crescessero pieni di buona volontà!

Gli angeli lo cantano in questa notte: uniamo anche le nostre voci perché come una preghiera la buona volontà invada le nostre persone e soprattutto i cuori dei nostri giovani.

don Giuseppe

Il Natale di Giuseppe

Nel buio della notte un uomo uscì per cercare del fuoco. Andò di casa in casa bussando: «Cari amici, aiutatemi! Mia moglie ha appena partorito un bimbo e io devo accendere il fuoco per scaldare lei e il piccino». Ma era notte fonda e tutti dormivano e nessuno gli rispose.

Camminò e camminò, finché non scorse lontano il chiarore di una fiamma. Corse in quella direzione e vide un grande fuoco, che bruciava all’aperto. Intorno giacevano addormentate tante pecore bianche e un vecchio pastore sedeva a guardia del gregge.

Quando fu vicino, si accorse che ai piedi del pastore dormivano tre grossi cani. Al suo arrivo si svegliarono tutti e tre e spalancarono le loro fauci come per abbaiare, ma non uscì alcun suono. Vide il pelo rizzarsi sul loro dorso e i denti affilati brillare bianchi alla luce del fuoco. Li vide lanciarsi contro di lui e sentì che uno lo addentava alla gamba, un altro alla mano e il terzo alla gola. Ma le fauci e i denti con cui avrebbero dovuto addentarlo non ubbidirono e lui non subì alcun male. Voleva prendere quello di cui aveva bisogno, ma le pecore erano così addossate e strette l’una all’altra che non riusciva a passare. Salì allora sui loro dorsi. Nessuna si svegliò e si mosse.

Quando fu vicino al fuoco, il pastore alzò gli occhi. Era un vecchio burbero, duro e astioso verso tutti. Strinse il lungo bastone acuminato che aveva sempre in mano e glielo lanciò contro. Il bastone sfrecciò dritto verso di lui, ma prima di colpirlo, deviò e andò a cadere lontano nel campo.

L’uomo si avvicinò al pastore e gli disse: «Amico, lasciami prendere un po’ di fuoco. Mia moglie ha appena partorito e devo accendere il fuoco per scaldare lei e il piccino».

Il pastore avrebbe voluto dire di no, ma pensando che i cani non gli avevano fatto del male, le pecore non erano scappate e il bastone non lo aveva colpito, non osò negargli quanto chiedeva. «Prendi pure quel che ti serve», disse.

Il fuoco era quasi consumato. Non rimanevano che un mucchio di braci, non aveva né pala né secchiello per poter portare via i carboni ardenti. Il pastore ripeté tutto contento che non potesse portarsi via niente: «Prendi pure quel che ti serve».

Quello si chinò, tirò fuori a mani nude i carboni dalla cenere e li mise nel mantello. Né i carboni ardenti gli scottarono le mani, né gli bruciarono il mantello, e se li portò via come fossero noci o mele.

Il pastore, che era un uomo crudele e arcigno, quando vide questo strano caso, cominciò a chiedersi: «Ma che razza di notte è questa, in cui i cani non mordono, le pecore non si spaventano, il bastone non uccide e il fuoco non brucia?».

Si alzò e si mise a seguire quello sconosciuto finché non fosse riuscito a sapere cosa significassero tutte queste cose.

Vide che non aveva nemmeno una capanna: la donna e il bambino erano in una grotta con nude e fredde pareti di roccia. Pensò che quel povero bambino innocente poteva morire congelato in quella grotta e, per quanto fosse un uomo duro, si commosse. Tirò fuori dalla sua sacca una morbida e candida pelle di pecora e la diede allo sconosciuto perché ci facesse dormire dentro il bambino.

Ma in quel momento vide lì intorno tanti piccoli angeli dalle ali d’argento. Ognuno con uno strumento a corda e tutti cantavano a voce spiegata che era nato il Salvatore, che avrebbe redento il mondo. Capì allora tutte quelle cose e perché tutti erano così felici quella notte. C’era così tanta gioia e il pastore era così felice che cadde in ginocchio e ringraziò Dio.

Ma quello che il pastore vide, lo potremmo vedere anche noi, perché gli angeli volano sotto il cielo ogni notte di Natale, se solo sapessimo vederli. (da «LA NOTTE DI NATALE le leggende di Gesù» di Selma Langerlöf)

 

I personaggi più gettonati del Natale, sono: Gesù Bambino, la Madonna, i pastori con il loro gregge, gli angeli… Giuseppe, di solito, rimane nell’ombra, assieme all’asino e al bue.

Invece Giuseppe merita tutta la nostra stima e la nostra ammirazione; è un personaggio da rivalutare e da imitare. Di poche parole, si assume la responsabilità dell’Altro e si prende cura di tutte le persone che Dio gli affida. È un personaggio forte, solido; un punto di riferimento, un vero modello di paternità. È il sostegno affettivo ed economico della sua famiglia.

Per questo mi è sembrato giusto prendere spunto da lui per il mio augurio di questo Natale. Con affetto

don Piero

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