Dicembre è un mese speciale. Qualcuno dice che “non esiste” perché si arriva in un attimo alle feste, qualcuno impazzisce di lavoro, qualcuno è angosciato dal traffico sulle strade o dalla corsa dei regali dell’ultimo momento, qualcuno pensa ai bilanci da chiudere… qualcuno anche al Natale e al cammino per arrivarci un po’ da credenti!
I lunedì di Avvento sono un’occasione che molti stanno cogliendo (gli interventi della sera sono disponibili anche sul sito). Le confessioni un po’ qui e un po’ là… stanno diventando una realtà non più così remota… E soprattutto: la domenica mattina a Messa ci sono dei ragazzi nelle prime panche! E tutti arrivano con qualche pacchettino per l’offertorio…
Ma il dicembre di quest’anno è speciale in modo speciale!
Permettetemi di parlavi da parroco (che da questo posto che mi è stato dato… le cose si vedono in modo unico!): io vedo che questa Comunità sta iniziando a percorrere strade nuove! Ancora con un po’ di incertezza… ma si aprono orizzonti! Nuovi Consigli, nuovo prete (lasciatemi sorridere: anche gamba rinnovata di don Piero), ma soprattutto nuovo modo di stare insieme, di sognare e progettare, collaborare e… pregare!
Mi sento molto fortunato a far parte di questa Comunità proprio in questo periodo di cambiamento! Ringrazio il Signore e prego perché tutti si sentano partecipi e protagonisti!
Coraggio: la novità più grande è sempre il 25 dicembre. Poi… sta a noi sciogliere le vele!
dL e dG
Molto più bello!
Vi racconto una storia commovente. La racconto spesso perché mi è molto cara. Si tratta di Francis, un ragazzino di undici anni con un handicap intellettuale. Faceva la prima comunione in una parrocchia di Parigi. La liturgia era molto bella. Dopo la Messa si festeggiava, in famiglia e con gli amici. Durante la festa, lo zio e padrino del ragazzo va dalla mamma di Francis e le dice: «Che bella Messa! Peccato che lui non abbia capito granché». L’atteggiamento un po’ aggressivo del fratello nei confronti del figlioccio ha ferito quella mamma e nei suoi occhi sono spuntate delle lacrime. Francis se n’è accorto e ha detto alla madre: «Non preoccuparti, mamma, Gesù mi vuol bene come sono». È proprio questo il punto: Gesù mi vuol bene come sono. Forse lo zio di Francis non gli voleva bene così com’era, anche con il suo handicap. Forse credeva che non fosse normale essere così! Magari la sua stessa mamma aveva fatto fatica ad accoglierlo all’inizio. Ed è possibile che anche il ragazzino volesse essere diverso da com’era. Ma in quelle parole, Francis stava annunciando una grande verità, quella di un’accoglienza incondizionata: «Gesù mi vuole bene come sono». In un dato momento del suo ministero, Gesù esulta nello Spirito Santo e dice: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Lc 10, 21). Francis era un piccolo: ci credeva di essere amato da Dio. E questa cosa è davvero l’essenziale!
L’essenziale è che ognuno di noi, nonostante le sue fatiche, le ferite del cuore, i lutti e le domande, possa sperimentare la sola cosa che davvero conta, sentire Gesù che gli dice: «Tu sei importante!».
Sapete che cosa significa amare una persona? Non vuol dire fare determinate cose per lui o per lei. Ma significa rivelargli che è bello, che è bella. «Sei molto più bello di quanto tu non osi credere». Forse è proprio quello che Gesù desidera. Farci scoprire che ognuno di noi è molto più bello di quanto non osi credere. «Non preoccuparti, mamma. Gesù mi vuol bene come sono».
Jean Vanier
Lasciamoci evangelizzare dai poveri
Nella vicinanza ai poveri, la Chiesa scopre di essere un popolo che, sparso tra tante nazioni, ha la vocazione di non far sentire nessuno straniero o escluso, perché tutti coinvolge in un comune cammino di salvezza. La condizione dei poveri obbliga a non prendere alcuna distanza dal Corpo del Signore che soffre in loro. Siamo chiamati, piuttosto, a toccare la sua carne per comprometterci in prima persona in un servizio che è autentica evangelizzazione. La promozione anche sociale dei poveri non è un impegno esterno all’annuncio del Vangelo, al contrario, manifesta il realismo della fede cristiana e la sua validità storica. L’amore che dà vita alla fede in Gesù non permette ai suoi discepoli di rinchiudersi in un individualismo asfissiante, nascosto in segmenti di intimità spirituale, senza alcun influsso sulla vita sociale. «L’opzione per gli ultimi, per quelli che la società scarta e getta via» è una scelta prioritaria che i discepoli di Cristo sono chiamati a perseguire per non tradire la credibilità della Chiesa e donare speranza fattiva a tanti indifesi. La carità cristiana trova in essi la sua verifica, perché chi compatisce le loro sofferenze con l’amore di Cristo riceve forza e conferisce vigore all’annuncio del Vangelo. Papa Francesco
Storie vere
(nomi di fantasia per persone reali che vivono tra noi)
Questa è una delle tante storie di sbarchi che negli ultimi anni hanno reso il Mediterraneo un teatro di sofferenza e di morte. Farida è fuggita dall’altra sponda del mare. È una donna angosciata e sola. Ha tre bambini e deve occuparsene interamente da sola, il marito non c’è più, è stato ucciso in Libia, in circostanze non note. Don Lorenzo conosce la donna e la segnala alla San Vincenzo della parrocchia di San Gabriele, che prende subito a cuore il caso. Farida, occhi grandi e sorriso timido, non ha bisogno urgente di trovare un alloggio, perché è già stata indirizzata dai servizi sociali in una comunità, dove ha ottenuto una camera con uso cucina. Piccola, per lei e i bambini, ma accettabile, per i primi tempi. Farida ha invece un disperato bisogno di lavorare per mantenersi e per questo le servono i documenti. Il mare glieli ha mangiati e adesso i tempi burocratici per rifarli sono esasperanti.
L’impotenza di un volontario di fronte a simili situazioni, che sono in continuo aumento, è grande. Com’è possibile sostenere lo sguardo di una mamma che chiede aiuto, quali parole usare che non suonino anonime o ipocrite? Come spiegare il senso delle norme giuridiche e burocratiche a chi è sfuggito all’inferno? Si ascolta, si offre un pacco alimentare, ma il pensiero non può non andare ai bambini che avrebbero bisogno di vivere in un alloggio più adeguato, in serenità.
Farida è comunque grata. Si accontenta di avere un tetto sulla testa e ringrazia per quello che riceve. Forse quello di cui ha più bisogno è qualcuno che la ascolti, come le volontarie della San Vincenzo, con pazienza, anche se ancora ha molta difficoltà con la lingua. È l’isolamento la povertà che fa più male.
Aumenta!
Nella tabellina qui accanto non pubblichiamo solo le spese. Ci sono anche le cifre delle offerte che raccogliamo in chiesa in questa domeniche.
Fare le somme e confrontare entrate e uscite non è difficile: purtroppo siamo ancora ben lontani dal pareggio.
Però… voglio essere positivo! E vorrei che insieme a me lo foste tutti. Le offerte stanno decisamente aumentando!
Parlare di queste cose non è mai facile, ma a quanto pare, qualcuno ha ascoltato e ha capito.
Ciò che mi rende particolarmente felice è che questo aumento di offerte significa – voglio leggerlo così! – un aumento di consapevolezza e di responsabilità da parte di tutti! Coraggio! Se ho dato l’interpretazione giusta, come spero vivamente, non posso che credere che questo andamento positivo continui, che ognuno si senta a casa quando entra in chiesa, che giorno per giorno si abbia sempre più la sensazione di bello e di buono… che si faccia a gara a rendere la chiesa casa accogliente per tutti!
dL
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