“Ali”

Benedizioni

In questi giorni è davanti ai nostri occhi: la danza della foglia che si stacca dal ramo ormai rigido per l’inverno e, accompagnata dal vento, bacia la terra onorando l’albero da cui proviene. Dopo giorni di sole e pioggia, sazia di albe e tramonti si adagia come un tappeto colorato e poi si abbandona alla terra per diventare nutrimento vitale. Ecco la più bella benedizione di novembre.

Cosa è benedizione? Una parola di bene pronunciata con amore. Uno slancio puro fin dalle sue intenzioni originarie pensato e manifestato prima col cuore e poi verbalmente capace di generare altro bene.

Da tante generazioni nella chiesa di Milano prende forma una “visita” speciale in tutte le case durante l’Avvento. Benedizioni. Occasione di incontro, di annuncio, di apertura a tutti nel quartiere. Come possiamo vivere questa tradizione nel 2019? In tre modi.

  1. Dando priorità alla “benedizione dei poveri”: con la preghiera e la generosità noi li onoriamo quale vangelo stupendo per noi e loro ci restituiranno il bene detto e fatto.
  2. Tutte le famiglie saranno raggiunte da un messaggio della parrocchia nel mese di dicembre: parole buone e ricche di speranza.
  3. Le case che riceveranno la visita saranno quelle dei più giovani (da 0 a 25 anni) tra noi: a partire da loro il Signore opererà il bene verso tutti e ciascuno. Per ragioni solo organizzative è stata fatta questa scelta.. Pronti per il prossimo anno a vivere in modo ancora nuovo la benedizione di Natale.

dG e dL

Il povero disturba

Ognuno di noi può rendersi conto che i più poveri non sono al cuore della Chiesa visibile ma ne sono lontani. Questa è una realtà che ferisce molto, è la più grande delle divisioni ed è a partire da queste parti più povere e più ferite che Gesù vuole ricostruire il suo corpo. Gesù è morto perché voleva mettere il povero al cuore della comunità. I lebbrosi, la gente sporca e ripugnante a quei tempi erano esclusi dal tempio. Gesù appariva allora come colui che disturba.

Sappiamo quanto sia grande la lotta all’interno di noi stessi, perché la via discendente ci fa incontrare il povero e il povero ci disturba. Infatti, non si tratta di fare qualcosa per lui ma di entrare in relazione con lui e non sappiamo dove ci porterà tutto questo, perché ci chiederà qualcosa che non vorremmo. Vivere un’alleanza con il povero significa mettersi in comunione con lui e diventare vulnerabili, significa perdere la propria libertà per acquistare una nuova libertà, quella dell’amore. Il povero rimane pericoloso; chiama al cambiamento, ad una trasformazione, ad una conversione radicale.

Mi ricordo che un giorno a Parigi sono stato avvicinato da una donna che aveva l’aria fragile e ferita. Mi chiedeva dieci franchi. Ho voluto sapere il perché e mi rispose che era appena uscita dall’ospedale psichiatrico e che era malata. Abbiamo iniziato a parlare e a un certo punto mi sono reso conto che se continuavo sarebbe diventato troppo pericoloso perché di certo l’avrei invitata a pranzo e non avrei più potuto lasciarla per la strada. E ho sentito salire dentro di me ogni sorta di potenza che mi diceva di fermarmi. Le ho dato dieci franchi e sono andato all’appuntamento che avevo.

Se ci si avvicina troppo al povero si perde la propria libertà personale. A un certo punto si arriva ad una svolta senza ritorno che cambia la nostra vita. Mi sono reso conto che facevo esattamente come il prete e come il levita della storia del buon samaritano che hanno continuato la loro strada fino a Gerico. Abbiamo fatto tutti questa esperienza. La via discendente ci porta al povero che grida ed è una strada molto pericolosa. Avvicinarsi a lui può essere molto pericoloso ed è preferibile allontanarsi. A volte è molto più facile dare dei soldi ad un povero piuttosto che avvicinarsi a lui.

Jean Vanier

Lasciamoci evangelizzare dai poveri

Non è mai possibile eludere il pressante richiamo che la Sacra Scrittura affida ai poveri. Dovunque si volga lo sguardo, la Parola di Dio indica che i poveri sono quanti non hanno il necessario per vivere perché dipendono dagli altri. Sono l’oppresso, l’umile, colui che è prostrato a terra. Eppure, dinanzi a questa innumerevole schiera di indigenti, Gesù non ha avuto timore di identificarsi con ciascuno di essi: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Sfuggire da questa identificazione equivale a mistificare il Vangelo e annacquare la rivelazione. Il Dio che Gesù ha voluto rivelare è questo: un Padre generoso, misericordioso, inesauribile nella sua bontà e grazia, che dona speranza soprattutto a quanti sono delusi e privi di futuro. Quanti poveri incontriamo ogni giorno! Sembra a volte che il passare del tempo e le conquiste di civiltà aumentino il loro numero piuttosto che diminuirlo. Eppure Gesù ha inaugurato il suo Regno ponendo i poveri al centro: Lui ha inaugurato, ma ha affidato a noi il compito di portarlo avanti, con la responsabilità di dare speranza ai poveri. È necessario, rianimare la speranza e restituire fiducia. È un programma che la comunità cristiana non può sottovalutare. Ne va della credibilità del nostro annuncio e della testimonianza dei cristiani.                Papa Francesco

Storie vere

(nomi di fantasia per persone reali che vivono tra noi)

Aiutare le persone in difficoltà non è sempre facile e tante volte ci si trova a festeggiare un successo e piangere una sconfitta nello stesso momento. È il caso di Luca e Anna, una coppia che approda al Centro di ascolto della parrocchia dopo trascorsi burrascosi: Anna, con problemi psichici, una figlia gravemente malata e una separazione alle spalle. Luca, con una famiglia abbandonata quando era giovanissimo, problemi di alcol e un carattere troppo irascibile. Insieme abitano in una casa popolare, relativamente tranquilli, per qualche anno. Poi lui ricade nella dipendenza da alcol, perde il lavoro e finiscono sulla strada. Non accettano l’aiuto dell’assistente sociale e non concludono il cammino in Comunità da lui proposto.

Rompe il muro di diffidenza la vicinanza discreta dei volontari del Centro di ascolto, che li aiutano a ottenere una domiciliazione momentanea, per riottenere i documenti che hanno perso, e regalano loro un soggiorno in hotel per vivere un Natale dignitoso. La fiducia di Anna è conquistata: si convince ad entrare in Comunità, dove si cura e trova lavoro nella ristorazione della stessa struttura. Ne uscirà con un nuovo compagno e nuova vita. Purtroppo non è così per Luca, per cui è più difficile trovare una soluzione a causa delle pendenze giudiziarie e della sua aggressività. Continua a vivere di espedienti. Ogni tanto si ripresenta al Centro di ascolto ubriaco, non lo si riesce a gestire se non con l’intervento delle forze dell’ordine. Attualmente è rinchiuso in una struttura circondariale.

Non fa più freddo!

Non si può dire che faccia caldo… ma in chiesa non è più freddo come domenica scorsa. Il riscaldamento è stato acceso in entrambe le Parrocchie. Un piccolo segno di fiducia: non è giusto soffrire mentre siamo riuniti per pregare e quindi il senso di responsabilità dei parrocchiani ci aiuterà ad affrontare questo problema!

Speriamo davvero che sia così!!!

Alle cifre, già preoccupanti, pubblicate domenica scorsa ora se ne aggiungono altre qui a lato. E così sarà ogni domenica… alla fine basterà fare la somma.

Qualcuno mi dice – più o meno scherzando – che io chiedo troppi soldi. Con chi scherza, scherzo sempre volentieri. So anche parlare seriamente e faccio solo notare che purtroppo è vero piuttosto il contrario: io sono solo un amministratore! I soldi sono già stati spesi e ora… qualcuno viene a chiederli a me! Che siano i nostri creditori o che siano i nostri fornitori… io i soldi li devo dare!

dL

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