Il lunedì per chi punta tutto sul weekend è un giorno drammatico: ci si riveste del grigio quotidiano e si sospira al prossimo ristoro purtroppo lontanissimo. Già..
Invece il lunedì per chi vive con fede la domenica è un giorno freschissimo: comincia a fiorire ciò che la Parola di Dio ha seminato nel cuore e prende corpo l’amore di Gesù vissuto nella Comunione. Tosto.. Al lunedì si avverte il profumo delle primizie, quei frutti nuovi della presenza di Dio nella vita.
In Avvento i lunedì sono ancora più preziosi: si generano i desideri più buoni, si prende il ritmo leggero di un nuovo passo verso la gioia del Natale, si pregusta il cambiamento per la venuta di un Salvatore, si ritrova slancio per la mission della nostra comunità.
Ecco l’occasione: “Lo avete fatto a me”. Con l’aiuto di solide meditazioni ci diamo del tempo per gustare quei miracoli di Gesù nel vangelo che ci insegnano a trovare la strada quando la vita ci sbatte davanti il muro della inadeguatezza, il vuoto della mancanza, lo spavento del rifiuto, il groviglio della paura, il baratro della angoscia e l’ansia della solitudine. La prospettiva è quella testimoniata da Jean Vanier: lasciare che “il grido dei poveri” ci evangelizzi così da guarire le ferite del cuore. In un mondo tutto concentrato su grandezza, velocità, competitività, forza, furbizia e potenza.. il vangelo ci regala l’elogio della piccolezza, della presenza, della comunione, della tenerezza, della fiducia e della fragilità.
dG e dL
Signor normale
Scopro ogni giorno di più che noi esseri umani portiamo molte ferite in noi, molte paure e sensi di colpa molto profondi. Sono stupito dalle tante persone che, incontrate ai ritiri spirituali che faccio, sono convinte di non poter essere amate da Gesù. Allora come liberare queste persone da questo senso di colpa che le paralizza? Come aiutare le persone a rischiare d’amare? Ho avuto molta fortuna perché ero in una società competitiva, ho sentito la chiamata di Gesù e sono stato profondamente aiutato da un padre spirituale che mi ha amato e mi ha introdotto nel mondo dei valori del Vangelo. Ho l’impressione che noi abbiamo bisogno di trovare dei padri spirituali. Perché è vero: spesso la gente della nostra società è triste. Ho scoperto che le persone normali sono molto handicappate. Le persone normali sono piene di problemi: familiari, lavorativi, economici, con la chiesa.
Una volta, un uomo molto normale mi è venuto a trovare ed era pieno di tristezza. Ad un certo punto bussano alla porta e senza che io abbia il tempo di dire “Avanti”, entra Jean Claude. Jean Claude è un ragazzo che la gente chiama down, noi lo chiamiamo semplicemente Jean Claude. A Jean Claude piace molto ridere: ti prende la mano, ti dice “Buongiorno” e ride. Così prende la mano del signor normale e ride; poi se ne va, sbattendo la porta. Il signor normale si gira verso di me e dice: “Com’è triste che ci siano dei bambini così!”. Credo che il solo problema era che il signor normale era cieco. Era incapace di vedere che Jean Claude era felice. Guardava la realtà attraverso le sue teorie e la sua ideologia. Jean Claude era molto più felice di lui.
Noi condanniamo le persone prima ancora di averle ascoltate, guardiamo la realtà attraverso le nostre teorie e così abbiamo perso lo sguardo del bambino che è capace di meravigliarsi. Bisogna ritrovare il senso profondo del Vangelo, di Gesù che ci chiama all’amore e che ci dà l’amore, e l’amore è un rischio. Siamo pronti a rischiare?
Jean Vanier
Lasciamoci evangelizzare dai poveri
Il contesto che il Salmo 9 descrive si colora di tristezza, per l’ingiustizia, la sofferenza e l’amarezza che colpisce i poveri. Nonostante questo, offre una bella definizione del povero. Egli è colui che “confida nel Signore” (cfr v. 11), perché ha la certezza di non essere mai abbandonato. Il povero, nella Scrittura, è l’uomo della fiducia! L’autore sacro offre anche il motivo di tale fiducia: egli “conosce il suo Signore” (cfr ibid.), e nel linguaggio biblico questo “conoscere” indica un rapporto personale di affetto e di amore.
Siamo dinanzi a una descrizione davvero impressionante che non ci aspetteremmo mai. Ciò, tuttavia, non fa che esprimere la grandezza di Dio quando si trova dinanzi a un povero. La sua forza creatrice supera ogni aspettativa umana e si rende concreta nel “ricordo” che egli ha di quella persona concreta (cfr v. 13). È proprio questa confidenza nel Signore, questa certezza di non essere abbandonato, che richiama alla speranza. Il povero sa che Dio non lo può abbandonare; perciò vive sempre alla presenza di quel Dio che si ricorda di lui. Il suo aiuto si estende oltre la condizione attuale di sofferenza per delineare un cammino di liberazione che trasforma il cuore, perché lo sostiene nel più profondo.
Papa Francesco
Storie vere
(nomi di fantasia per persone reali che vivono tra noi)
Trasferitasi a Milano dal Sud, fresca di matrimonio, Paola si accorge di conoscere assai poco suo marito appena mette piede nell’abbaino che le aveva spacciato per casa. Lui è violento, beve ed è costantemente disoccupato. È Paola che deve rimboccarsi le maniche, lavorando come colf fino allo sfinimento e prendendo la difficile decisione di mandare la figlia, nata nel frattempo, a vivere con sua madre in Meridione, sperando di garantirle una vita migliore.
Passano gli anni, lui muore, Paola è in difficoltà economiche: a soli 60 anni, è quasi sorda e non riesce più a uscire di casa da sola. Le manca tanto sua figlia e insiste per riaverla con sé, tanto più che la ragazza, nel frattempo laureata, sogna di vivere in città. La nonna, vista l’insistenza di Paola, si convince a lasciar partire la nipote e compra per loro un piccolo appartamento a Milano.
Ma la convivenza tra la figlia, delusa dalla città, e la madre, malata e depressa, non è felice. In fondo sono due sconosciute. Paola trova conforto nel Centro di Ascolto della parrocchia di Santa Maria Beltrade, che l’aiuta economicamente, ma soprattutto nella gestione della frustrazione per il rapporto con la figlia. Alla fine, anche su consiglio delle volontarie, le due donne tornano al paese di origine, dove le cose cominciano ad andare un po’ meglio.
Fa freddo!
Sarà che il mio cervello è stato allenato fin da piccolo a far di conto, ma mi trovo sempre imbarazzato quando qualcuno mi racconta storie di conti che non tornano.
A volte sono veri e propri drammi familiari e le persone sono arrivate alla disperazione. A volte invece mi spiazza la naturalezza con la quale mi si raccontano acrobazie finanziarie di questo tipo: ho fatto un debito di 15mila euro, mi arriva una pensione di 700 euro, pago un affitto di 400, ma per fortuna mi hanno fatto un “finanziamento” così “pian piano” posso restituire 300 euro al mese…
E insistono con grande “serenità”: “pian piano si sistema tutto”! Io dentro di me fremo e non so come fare per far capire che “veloce veloce” si troveranno nei guai!!!
Regola numero uno: se i soldi non ci sono non si possono spendere.
Oggi avrete sentito freddo in chiesa, ma voi mi assicurate che “piano piano” pagheremo le bollette?
Iniziamo a guardare ai numeri che di domenica in domenica pubblichiamo… e poi chi sa far di conto, lo faccia!
E si va sempre a finire lì: nei cestini alla domenica ogni persona o famiglia dovrebbe mettere dai dieci euro in su…
dL
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