Domenica 13 ottobre saranno appese alle bacheche delle nostre chiese le foto dei candidati che, la domenica successiva 20 ottobre, tutti i fedeli saranno chiamati a scegliere come membri del nuovo Consiglio Pastorale di Comunità.
E oggi, domenica 9 giugno, non è una domenica qualsiasi per dare questo annuncio: è Pentecoste!
La data è stata scelta appositamente perché ci si ricordi prima di tutto che il “Consiglio” è un dono dello Spirito santo!
È lo Spirito che dobbiamo invocare da oggi al 13 ottobre in modo particolare perché faccia di noi una vera Comunità, un corpo vivente e organico in cui ciascuno fa la sua parte e tutti insieme rendiamo presente e tangibile il corpo di Gesù in questo mondo!
Alcuni si metteranno a servizio di questo bene irrinunciabile che è l’unità, la comunione. Non ci servono persone con caratteristiche speciali, titoli particolari… e nemmeno che siano “i più bravi”! Basta l’umiltà di mettersi a servizio! Credere davvero che ciascuno di noi è “pietra viva” di quell’“edificio spirituale” che è la Chiesa. Pietro ci dice che siamo: “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.” (1Pt 2, 9) Siamo “solamente” (!) a servizio di questo dono!
Tutti possono far parte del Consiglio e tutti devono sentirsi rappresentati. Quindi sarebbe proprio bello che venissero eletti giovani, adulti, anziani, uomini, donne, sposati, single, italiani, stranieri…
Non ci sono scuse che tengono: nessuno stia a guardare per vedere chi si fa avanti, si faccia avanti lui per primo!
Le candidature devono essere presentate al Parroco… quindi sono contento di dover passare l’estate ad incontrare molti di voi che avranno accolto il soffio dello Spirito che certamente desidera una Comunità viva e vivace!
Giuseppe Signori, Renato Sabbatini e Paola Borgonovo costituiscono la Commissione elettorale e ci aiuteranno nei vari passaggi di questo delicato momento di cambiamento.
don Lorenzo
Rosario: cosa c’è da dire?
Qualcuno ha detto che recitare il Rosario è semplice, come respirare; quindi cosa c’è da dire?
Non riesco a considerare il Rosario una preghiera semplice, ho sempre fatto fatica ad assimilare il valore di ripetere quelle preghiere, tante volte, sempre con le stesse parole; mi sono sempre chiesta se è un modo per rivolgermi spontaneamente a Maria. Al contrario, a volte ho visto il Rosario come un modo “facile” per compiere il “dovere” della preghiera quotidiana, senza impegnarsi in testi complessi o troppo coinvolgenti.
Se però lascio da parte la tentazione di una mentalità troppo razionale, allora inizio a sentire la forza che nasce dal Rosario, la sento specialmente nella pratica comunitaria delle serate del mese di maggio. Riesco a esprimere questa forza riportando un brano che mi ha colpito: “le nostre parole sono il riflesso, il prolungamento della Parola rivolta a noi […] una Parola che vince il nostro silenzio e ci dà voce”.
Sento la forza della preghiera comunitaria specialmente quando le nostre voci si accordano in armonia di ritmo e di volume, senza predominare una sull’altra, con attenzione alle altre persone che pregano vicino a noi.
Nella pratica comunitaria del Rosario ho iniziato a capire il valore della ripetizione delle preghiere e delle litanie: intuisco che è un modo di abbandonarci alla devozione a Maria, come dei bambini che ripetono semplicemente alla mamma: ti vogliamo bene, abbiamo bisogno di te.
Chi ha partecipato alle serate del mese di maggio, nonostante il meteo incerto, ha sicuramente goduto la bellezza del Rosario annunciato all’aperto, che ci avvicina allo spirito di Papa Francesco, facendoci cogliere il legame della preghiera con la natura: nel giardino con il grande ulivo e le siepi fiorite e nei cortili con la Grotta di Lourdes sotto il cielo.
Sono stati momenti intensi anche i Rosari nei cortili dei condomini dove, pure circondati dalla realtà della vita quotidiana, siamo riusciti a staccarci, per vivere un’esperienza di fede e di testimonianza.
Paola Borgonovo
Siamo i volontari del Doposcuola e alcuni di noi sono presenti da un bel po’ di anni.
Qualche giorno fa ci siamo riuniti con don Antonio per fare una verifica sull’andamento di quest’anno. E proprio ripensando a quanto si è detto, vorremmo far conoscere la nostra attività.
Intanto: perché stiamo lì a dannarci per far entrare qualcosa in quelle testoline e renderli capaci di sapersi, un domani, gestire in un mondo difficile?
Mah! Crediamo che sia proprio una passione. All’inizio magari non ce ne si rende conto, ma quando vediamo un ragazzo che ci segue, si attiva, risponde ai nostri sforzi…. Sì, è proprio una soddisfazione!
Attualmente abbiamo una maggioranza di bambini di origine straniera, le cui famiglie non sono in grado di trasmettere lingua e nozioni del paese in cui hanno scelto di vivere. Ma tengono molto a che i loro figli imparino. È quindi chiaro che il nostro affiancarci alla scuola è per loro molto utile. Questo ci fa sperare e intravedere che potranno diventare buoni cittadini (magari riconosciuti anche italiani).
Però…. gli educatori sono troppo pochi! Riusciamo ad aiutare per i compiti, ma non possiamo dare un supporto maggiore dove ci sono grosse lacune. Ecco allora lo scopo di questa chiacchierata: abbiamo un assoluto bisogno di qualche brava persona che possa dedicare anche solo 2 ore alla settimana a questo compito affascinante.
Quanti insegnanti in pensione potrebbero darci una mano!!!
Ma sono bene accetti anche i non insegnanti. Alcuni di noi non hanno fatto studi specifici, ma pescano nel loro passato scolastico quello che serve: come se fossimo la mamma o la nonna che li aiuta con le tabelline.
Durante le vacanze pensateci e quando a settembre lanceremo l’appello, vi aspettiamo numerosi!!!
I volontari del Doposcuola
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