“Ali”

Novità!

Di solito si cercano le sorprese nell’uovo di Pasqua, ma se l’anno nuovo deve portare qualcosa di nuovo…
Tra Natale e capodanno la Parrocchia di San Gabriele rientra in possesso dei locali del seminterrato della casa parrocchiale protagonisti, in decenni passati, di molteplici attività parrocchiali (tra cui storiche mangiate!).
Certamente lasciare dei locali a far nulla è un vero peccato. E d’altra parte, finché siamo esseri umani, per fare qualsiasi cosa abbiamo bisogno di un posto dove poterla fare!
Si apre una bella sfida: io scommetto che quei locali serviranno!
È vero che di siti così non se ne vedono più e c’è sempre un po’ di tristezza nel lasciare le cose che per tanti anni sono servite… ma nei prossimi giorni cliccate, cliccate, cliccate!!! Sia per vedere per le ultime volte il benemerito sito della Comunità Pastorale, sia per… trovarvi improvvisamente in quello nuovo!
Saranno novità troppo “terra-terra”? Beh… dal giorno in cui il Signore su questa terra ci è venuto, non c’è angolo della terra che non possa essere luogo della sua presenza. Perfino un “sito”, cioè un luogo virtuale. Anche lì nasce Gesù (e se qualcuno si scandalizza… è quasi un buon segno!)
Buon Natale!
dL


Pane marocchino

Adesso quando ho voglia di pane marocchino posso telefonare ad una mamma di quattro bambini incontrata durante le benedizioni e… “non c’è problema!”
È l’espressione che spesso usano anche per dire che sono contenti. E non ho avuto alcun dubbio che lo fossero davvero!
Era una casa molto povera, piano terra, giornata freddissima e ormai buio. Busso con un po’ di timore alla persiana perché intravvedo una luce dentro e capisco che certamente gli abitanti non sono italiani e – lo confesso – ho un po’ di timore di essere importuno ed invadente. Mi apre una bimba sui 3 o 4 anni con i piedini nudi e gli occhi sveglissimi che fa cenno all’altra sorellina di poco più grande, entrambe mi dicono con insistenza e convinzione: “vieni!”. Entro subito soprattutto per non fare entrare il freddo, arriva una terza sorella e la mamma, che va subito ai fornelli dove qualcosa sta cuocendo. “Siamo musulmani ma festeggiamo anche noi il Natale!” Mi suona come una delicatezza nei miei confronti perché io possa abbandonare ogni titubanza. Mi sorridono, mi invitano insistentemente a mangiare il pane marocchino che la mamma sta cuocendo. Non posso dire di no!
Ho addentato quel pane ancora caldo con la gioia di un bambino: buonissimo davvero! Ho ringraziato dal profondo del mio cuore, ho “fatto eucarestia”! Sì: in quel “grazie” che ho detto dentro di me per quel pane fragrante, per la gioia sincera, la condivisione genuina, il sorriso innocente… non poteva non essere  presente il Signore!
Anche quest’anno il Signore non si è smentito: si rivela dove meno te l’aspetti, dove sembra proprio impossibile. Mi risuona in orecchio il saluto: “quando vuoi pane marocchino… non c’è problema!”
don Lorenzo


«Fuga in Egitto»

di Jacopo Borlone De Buschis (1471)
Oratorio dei Disciplini – Clusone (Bergamo)
La «Fuga in Egitto» o «Si rifugiò in Egitto» è un episodio dei racconti dell’infanzia del vangelo di Matteo.
L’immagine, arrivata in quasi tutte le famiglie della parrocchia, è una delle tante scene della vita di Gesù, che Jacopo Borlone, pittore bergamasco del 1400, ha dipinto nell’Oratorio dei Disciplini a Clusone (Bg). Vi faccio gli auguri guardando questa immagine.
Il racconto evangelico è noto. Alla nascita di Gesù arrivano da Oriente i Magi, guidati da una stella. Sostano a Gerusalemme e chiedono dove trovare il neonato «re dei Giudei». La notizia mette in subbuglio tutta la città, in particolare Erode. Questi temendo che il suo trono possa essere minacciato, ordina di uccidere tutti i bambini della zona di Betlemme sotto i due anni, non conoscendo né il bambino, né la data precisa della sua nascita. Ma un Angelo avverte in sogno Giuseppe e gli ordina di portare Gesù e sua madre in Egitto.
Il racconto è molto sintetico; non così la produzione artistica, che ne è seguita: dalle miniature medievali ai gruppi scultorei dei nostri Sacri monti. Credo che questa abbondanza sia dovuta a tre fatti.
Innanzitutto l’ampia diffusione dei testi apocrifi che raccontano questo episodio, molto conosciuti nei tempi antichi, soprattutto nel medioevo.
Poi la libertà lasciata alla fantasia dei pittori, non avendo questo episodio spazi e tempi ben definiti.
Infine – forse il dato più rilevante – la risonanza emotiva di questa esperienza umana. Una grande quantità di famiglie hanno provato e ancora stanno provando la stessa prova, a causa di guerre, persecuzioni, carestie…
Tra i tanti pensieri, che questa immagine mi suggerisce, ne prendo tre.
Il paesaggio.
L’immagine riporta in primo piano una strada piena di sassi e sullo sfondo montagne e boschi… un paesaggio selvaggio. Ripenso alla vita e alle tante difficoltà che incontriamo. Il nostro Arcivescovo nella sua lettera pastorale ci chiede di non tirarci indietro di fronte ai cambiamenti, che rendono difficile la nostra testimonianza di fede, ma di continuare il cammino, di rinnovare l’impegno e di ritrovare, nella fatica, il “vigore”.
Giuseppe.
L’angelo ha rivelato a lui il pericolo incombente sul Bambino. Dovrebbe stare davanti, invece è in fondo, quasi messo da parte.
Alla scuola di Giuseppe, Gesù ha imparato quel paradosso, che più volte cita nei vangeli: «chi vuol essere primo sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti!».
L’asino.
Occupa il centro della scena, ma in questo episodio non si parla di lui. Nei vangeli è ricordato solo nell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, dove il suo significato simbolico è evidente.
Per noi l’asino è segno di poca intelligenza, ma anche di mansuetudine e pazienza; è segno di libertà, ma anche di cocciutaggine… questo surplus di significati rischia di far perdere una cosa importante. Qui l’asino non è solo come aiuto, cavalcatura, ma è compagno, amico.
Pertanto il mio augurio è questo: Natale doni a tutti noi la fedeltà ai nostri impegni quotidiani, anche se costano fatica e non siamo messi al primo posto; inoltre ci renda capaci di offrire a tutti amicizia anche se non è ricambiata.
A voi e alle vostre famiglie il mio più caloroso augurio di Buon Natale e felice anno nuovo.
Con affetto.
don Piero


Ovunque ci sia una mangiatoia

A poche ore dalla celebrazione del Natale, come mi succede ogni anno da quando sono prete, mi tornano alla mente i tanti volti incontrati in questo tempo di Avvento durante le benedizioni delle famiglie. E, insieme ai volti, le storie di vita quotidiana: a volte appena accennate, altre volte raccontate con maggiori dettagli, altre volte ancora intuite dai silenzi e dalle lacrime che iniziavano a bagnare gli occhi e le gote di quanti mi hanno aperto non solo le loro case, ma anche le porte dei loro cuori.
Volti e storie così diverse tra loro: segnate dalla malattia, dalla scomparsa di una persona cara, dalla perdita del lavoro e con ogni probabilità anche della casa; oppure attraversate dalla gioia per un matrimonio imminente, una gravidanza finalmente arrivata, una guarigione insperata, la possibilità di ricominciare una nuova vita dopo essere scappati dalla guerra… Ma incredibilmente accomunate da una “sete santa” di vita buona, pacificata, riconciliata, graziata… e dalla consapevolezza che essa non può che arrivare “dall’Alto”.
E allora, caro Gesù, non posso non pensare che tu stia davvero arrivando per ciascuno di loro e per ogni persona che, cristiana o musulmana, credente o atea professa, speranzosa o demoralizzata, giovane o anziana, ha deciso di allestire una piccola mangiatoia dentro di sé perché vive nell’attesa di una Novità che non riesce a darsi da se stessa, alla quale magari non riesce neppure a dare un nome, ma che sente come necessaria per riempire (o restituire) di senso la sua esistenza. Dona a ciascuno di noi ciò che è davvero essenziale per poter vivere in pienezza il tuo Santo Natale: la consapevolezza della propria povertà, non più temuta, ma accolta; e il profondo desiderio che essa sia finalmente riempita dall’incontro con Te, Bene supremo dell’intera umanità.
Buon Natale a tutti!
don Antonio

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