Dai tempi di Paolo VI (che di fatto introdusse il concetto di “Caritas” parrocchiale) aleggia praticamente in tutte le riunioni degli “addetti ai lavori” una sorta di tensione tra chi propende per la “caritas” e chi per la “carità”. La faccio semplice, ma tanto per capirci domenica 11 novembre abbiamo vissuto la giornata diocesana della caritas (vi ricordate il cartoncino arancione?!): la caritas deve avere a cuore di tener viva in tutta la Comunità la dimensione caritativa che si può esprimere nelle più svariate forme (per esempio noi oltre al centro di ascolto, alla san Vincenzo, al guardaroba e alla distribuzione pacchi… abbiamo anche il doposcuola per le elementari, per le medie, per le superiori e anche la scuola di italiano per stranieri! Davvero bello!!!
Quindi in quella domenica non abbiamo raccolto neanche un centesimo, solo cercato di sensibilizzare.
Ma poi se uno chiede aiuto, chi gli “fa la carità”?! Ecco: questa è una domanda che rimarrà aperta fino alla fine del mondo (ce lo ha detto Gesù!).
Sì perché poi si tratta di “fare” qualcosa per dimostrare il bene!
Ecco: domenica prossima TUTTO quello che raccoglieremo durante le Messe sarà per “fare la carità”: metterci del nostro perché il bene sia reale.
dL
Di messaggi sul cellulare ne riceviamo tutti un numero insopportabile… e lo sport di inoltrare tutto a tutti ci sta rendendo la vita davvero impossibile… Però “uno su mille ce la fa” ad entrare nel nostro cuore e a costringerci a fermarci un attimo a pensare.
Ho la grande fortuna di avere a disposizione questa carta sulla quale scrivere, per cui “inoltro” un paio di messaggi che ho ricevuto, in modo un po’ meno volatile e frettoloso, provando a condividere qualche considerazione e riflessione.
Beh… direi fin troppo esplicita la somiglianza della barriera disegnata con quella che vediamo spesso nei telegiornali, addirittura “politicamente scorretta”! Così dicasi per le razze citate nell’altro messaggio. Certamente molti saranno scandalizzati di trovare cose simili sul giornalino parrocchiale. E altri saranno anche arrabbiati per l’”ingerenza” dei preti in politica…
Ma a me è capitato diverse volte in questi giorni di suonare a porte addobbate con bellissime ghirlande decorate con preziose scritte tipo “Merry Christmas” e “Welcome”… e di essere respinto da una voce di qualcuno che nemmeno mi ha aperto la porta. Mica mi offendo (ci metto meno a finire il mio giro!), ma mi chiedo sinceramente: chi sarà per questi qui quel “Christ” che attaccano alla porta se mandano via il prete?!
Abbiamo perso il senso, amici! Quando si perde il senso… rimane solo un bue e un asino (che magari siamo noi!).
Possiamo (e dobbiamo!) cambiare mille cose: linguaggi, tradizioni, riti, preghiere… ma guai a perdere il senso!
E per non perderlo occorre conoscerlo.
Qual è il senso del Natale per te, per la tua famiglia, la tua vita oggi? Non l’anno scorso, non in generale. Abbiamo ancora qualche giorno per pensarci!
don Lorenzo
No mafia
“L’Antimafia si fa parlandone tutti i giorni”. Questa è la definizione che Giuseppe Costanza, autista del giudice Falcone e sopravvissuto alla strage di Capaci, dà della lotta alla mafia ed è questo che il gruppo 18enni ha cercato di fare negli ultimi mesi.
Il nostro percorso è iniziato quest’estate con un viaggio da Milano a Palermo alla scoperta di un fenomeno che pensiamo di conoscere bene, ma che in realtà non capiamo appieno perché non lo viviamo direttamente sulla nostra pelle. Qui abbiamo conosciuto l’associazione Addiopizzo, che ci ha accompagnato nei luoghi e nelle storie accadute negli ultimi decenni. Questa associazione sostiene i negozianti che decidono di non pagare il pizzo, promovendo un consumo critico; i negozi aderenti espongono una vetrofania con il logo di Addiopizzo per indicare a consumatori e mafiosi che non intendono sottomettersi a questi soprusi. Tornati a casa, abbiamo cercato di continuare a documentarci e riflettere sull’argomento. L’ultima testimonianza con cui ci siamo confrontati è stata proprio quella di Giuseppe Costanza, che ci ha raccontato della sua vita prima e dopo la strage di Capaci.
Una cosa che ci ha colpito molto delle testimonianze ascoltate è stata scoprire che spesso, quando si parla delle persone che si sono trovate a combattere la mafia, si tende a ricordare giustamente i morti, ma a dimenticare e nascondere i vivi. Come ci ha detto Giuseppe Costanza, “la vera mafia non è chi spara, ma chi ti emargina”: ci siamo resi conto che la mafia diventa davvero tale nel momento in cui qualcuno si dimostra indifferente. E questo non accade solo quando si parla di criminalità organizzata. Ci siamo chiesti cosa possiamo fare noi e abbiamo concluso che nel nostro piccolo non dobbiamo voltarci dall’altra parte quando assistiamo a un atteggiamento di prepotenza e di esclusione.
Il nostro percorso non finisce qui: il compito di noi ragazzi è conoscere e quindi ricordare. Vogliamo allargare le nostre prospettive e fare la nostra parte.
Il gruppo 18enni
Viva voce
Mi sembra importante condividere con voi il dono che ricevo dalla “fatica” delle Benedizioni. Al momento del mandato ci è stato detto che non si trattava di una passeggiata, si impegna tempo e volontà, ma questo impegno porta frutto! L’incontro con molte persone, che ci accolgono con fede, disponibilità e gioia, trasmette un senso di appagamento e di serenità, superiore alle mie aspettative. Sono stata colpita quando, una persona che ci ha accolto, ha paragonato i nostri percorsi al cammino di Santiago di Compostela. In effetti sto vivendo le Benedizioni come un pellegrinaggio verso la gioia del Natale.
Paola Borgonovo
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